Dopo il test completo comparso recentemente su Audiofader, continua l’esplorazione del gioiello svedese, Analog Rytm MKII. Questa volta, analizzata dal punto di vista delle possibilità offerte in fase di sound design.
Analog power
Nel test abbiamo esplorato le possibilità offerte da Analog Rytm MKII, le gerarchie e le sue funzioni. In questo articolo, invece, ci concentreremo sul sound design, sulle tipologie di suoni in cui Analog Rytm eccelle, su quanto sia semplice, o meno, far suonare questo strumento sterminato. Il primo aspetto da mettere in luce è la generazione analogica del suono, che individua un orizzonte di attese ben preciso: sonorità calde, profonde e avvolgenti, rappresentando, naturalmente, il primo motivo di interesse. Il suono analogico tuttavia, potrebbe non essere la risposta ad ogni domanda, perché potrebbe ad esempio non adattarsi perfettamente ad ogni tipo di produzione od esigenza.
Ma Analog Rytm MKII è in grado di superare questo dubbio, infatti il sound design non è limitato al tweaking dei parametri di sintesi. Scegliere l’intonazione del suono, il volume delle singole componenti (come ad esempio del noise per i rullanti o del click per i kick) non sempre potrebbe soddisfare appieno o potrebbe rappresentare un “limite” in una produzione moderna, anche per la varietà limitata dei suoni generati. Se desiderassimo dare un tocco organico al suono? Se volessimo più “punch” senza ricorrere a transient shaper o a processori esterni? La possibilità di aggiungere campioni alla sintesi rappresenta un ampliamento di orizzonti notevolissimo sotto l’aspetto del sound design in primis, e in secondo luogo permette di trasformare lo strumento in qualcosa di più di una “semplice” drum machine, dedicando, per esempio, alcuni pad a sample di strumenti, così da ottenere mini-brani dai pattern, invece di “soli” drum loop. Crediamo sia in questo che, consiste l’anima dello strumento, nel rispondere con grande flessibilità alle esigenze di produttori moderni senza rinunciare ad un sound autentico e di qualità.
Layering
Caricare i propri campioni, è estremamente semplice: ci basterà trascinarli dentro l’interfaccia del software Transfer per caricarli all’interno dello strumento. Rimpinguato l’arsenale, dal menu generale potremo scegliere quali campioni importare nel progetto attivo, per ritrovarceli nella lista disponibile nella sezione Sample, dove troviamo, per scolpire il suono e far interagire meglio l’anima analogica con i file audio, Start e End, un Bit Crusher, Tuning e Fine Tuning.
Poniamo di aver creato un kick molto profondo a cui vogliamo aggiungere un certo quid, un tocco più naturale. Potremmo, ad esempio, layerare una percussione che vada a riempire la parte alta dello spettro, oppure un hihat per ottenere un sapore più vicino ai gusti dell’HipHop della Golden Age. Le operazioni possono essere davvero infinite e in questo senso, Analog Rytm MKII è una drum machine non solo sintetica, ma uno strumento completo.
Kick
Tra le molte Machines a disposizione e le moltissime categorie di suoni su cui sperimentare, crediamo valga la pena di soffermarci sui kick. A nostra disposizione, nei kick più che nelle altre categorie, una notevole varietà di parametri predisposti nelle cosiddette Machines. Per farsi un’idea delle differenze basterà selezionarle e provarle con i settaggi di default, in questo modo ci renderemo conto di quale possa fare più al caso nostro: più punch, meno punch, click o layer di noise, profondità o FM, ce n’è davvero per tutti i gusti (notevoli Plastic e Hard). Non scenderemo nei dettagli di ogni parametro dal momento che variano per ognuna delle Machine, ma possiamo sicuramente osservare due caratteristiche che meritano attenzione. Non manca mai la possibilità di controllare la “punta”, o transiente o il “top” del nostro kick, che si tratti di veri e propri parametri dedicati (Transient Tick o VCO Click) o della combinazione di Sweep Depth e Sweep Time. Solitamente la percussività del kick è ottenuta modulando l’intonazione dell’oscillatore con un inviluppo. La seconda caratteristica, forse più una conferma che una scoperta, è la profondità del suono che gli oscillatori riescono a raggiungere. Abbassando l’intonazione e aumentando il Decay del kick ce ne rendiamo conto immediatamente.
NON SOLO KICK: BASSI e “808”
Fin qui si è descritto una sorta di Eden per produttori Techno e EDM in generale, un validissimo strumento anche per l’HipHop, ma un altro aspetto assai rilevante emerge sin dalle prime prove, ossia la semplicità nella creazione di bassi, sub “808” e di rumble (Riverbero chiuso sulle alte frequenze e distorsione sono una ricetta pressoché infallibile per questo scopo).
Decay elevati, filtri passa basso e distorsione saranno validissimi alleati sia con le Machine dedicate al kick che al Bass Tom. Senza contare la Machine “fantasma”, per così dire, ossia non assegnata di default a nessuna delle tracce, il Dual VCO. Quest’ultima è in grado di regalare timbri decisamente graffianti e roboanti nel tempo di un giro di knob (CFG, Oscillator Configuration).
GLI EFFETTI
Il comparto di effetti è un altro punto di massima importanza, specie per quanto riguarda i due effetti Master, distorsione e compressione (gli altri due, Riverbero e Delay, sono Send FX). Non solo, dunque, siamo in grado di creare le nostre sonorità “ibride”, senza perdere nulla in potenza e autentico sound analogico, ma di fonderlo a materiale diverso per ampliare le possibilità e, infine, di intervenire con gli effetti. In particolare, la distorsione, può articolarsi su due “livelli”: la distorsione Master, gestita dalla pagina apposita nella sezione FX, e dall’Overdrive, semplicemente descritta come aumento del volume dell’Amp, disponibile per ognuna delle tracce. La prima, più calda e controllabile, influenzerà l’intero Kit, la seconda più “grezza” e meno ordinata, ideale per un carattere più sporco. Le due, insieme, sono un binomio ben più che interessante, specie se applicate ai suoni di cui si parlava sopra: bassi, kick, rumble e sub “808”.
Conclusioni
Anche tralasciando sequencer, performing, trig e parameter lock, è possibile parlare molto di questo strumento profondo e davvero versatile. Le sonorità che abbiamo descritto non sono, chiaramente, le uniche in cui Analog Rytm ha una voce meravigliosa, difatti rullanti, tom e hit hat meriterebbero approfondimenti tanto quanto kick e bassi.
La difficoltà nell’apprendimento dell’intero strumento, di cui si parlava nel precedente articolo, non emerge in fase di sound design. L’impressione è che perdersi tra la selva di parametri e di pagine per la programmazione del suono (effetti compresi), sia operazione molto intuitiva, divertente e soddisfacente; meno la programmazione di sequenze e la gestione delle gerarchie. Learning curve a parte, “il sugo di tutta la storia” è che l’interesse che emana Analog Rytm non risiede unicamente nel suo sound analogico, ma nell’ offrire una generazione sonora autentica e impressionante assieme a una flessibilità estrema nel layering.
INFO
Info@soundwave.com
Prezzo
€ 1.699,00