Dall’azienda sudafricana pioniera nella tecnologia multisensore su un singolo chip, ecco una soluzione per le tastiere che potrebbe essere applicata in tempi brevi sui prossimi strumenti
La notizia è giunta dall’azienda americana Amenote, che è rappresentante esclusivo dei sensori posizionali Azoteq Full Motion Key nel settore musicale. I sensori induttivi di Azoteq si basano su una piattaforma di rilevamento sviluppata per il mercato delle tastiere e controller per il gaming. Però, prima di descrivere l’innovazione sudafricana vediamo insieme come funzionano i sensori attualmente montati sulle tastiere degli odierni pianoforti digitali, workstation arranger e sintetizzatori.
Sensore tradizionale
Sotto ogni tasto, in genere, sul circuito stampato troviamo due sensori per misurare la Velocity, che vengono premuti da piccoli perni posti nella parte inferiore del tasto. Nei casi in cui la tastiera è dotata di supporto dell’Aftertouch è inserito anche un sensore di pressione, che può essere di due tipi secondo la tipologia di evento da trasmettere:
- Mono Aftertouch – Un singolo sensore sotto forma di una striscia che scorre sotto l'estremità dei tasti lungo tutta l’estensione della tastiera o dietro i martelletti, come nel caso della recente meccanica italiana "Hammer Action" Fatar TP-110
- Poly Aftertouch – Un sensore di pressione sotto ogni tasto
Alla pressione del tasto, i perni sotto quest’ultimo premono in sequenza i due sensori (nella foto sotto, indicati come S1 e S2), mentre un processore calcola il tempo intercorso nella pressione dei due e determina il valore di Velocity da trasmettere. Nel caso dell’Aftertouch, in qualsiasi caso (Mono o Poly) il sensore rileva la pressione esercitata sull'estremità del tasto a fondo corsa (nella foto sotto, indicato come PR).
Ovviamente, una configurazione dell’elettronica con due sensori per tasto e il Mono Aftertouch è molto più economica e semplice da costruire rispetto a una più complessa e costosa variante con il Poly Aftertouch.
Intorno agli anni Novanta buona parte dei sintetizzatori di punta di ogni brand montava meccaniche con supporto del Poly Aftertouch, tre esempi: la serie TS di Ensoniq, la tastiera Fatar montata sulla Generalmusic serie S o quella di provenienza Matsushita della Yamaha SY99, che addirittura – tramite filtro MIDI - permetteva di limitare l’Aftertouch a una precisa zona di tastiera.
In seguito, la corsa all’abbattimento dei costi ha spinto i vari brand a realizzare sintetizzatori con tastiere spesso in grado di trasmettere solo il Mono Aftertouch. In tempi recenti, alcune ricerche di mercato commissionate dalle maggiori aziende del settore addirittura hanno indicato come una bella percentuale di utenza ritenga oggi questo un parametro inutile, come raccontato da Michele Paciulli al sottoscritto nel video qui sotto.
Il video qui sopra è stato realizzato ben cinque anni fa, e oggi possiamo affermare che: "Michele c'aveva visto giusto" nel suo intervento. Non sempre i sondaggi commissionati dal marketing ci azzeccano, e un esempio recente sul tema è Korg Nautilus, in principio dotato di tastiera sprovvista di Aftertouch. In seguito, probabilmente a causa del feedback di un bel numero di utenti sfuggiti a certe indagini di mercato, l'Aftertouch nel Nautilus è stato introdotto nella variante denominata (non a caso) AT. In conclusione, nel mercato odierno in cui il protocollo MIDI 2.0 e soprattutto il MIDI Polyphonic Expression (o MPE) stanno prendendo sempre più piede, un sistema di rilevazione basato su una serie di switch per diversi parametri presenta molti limiti, ed è qui che entra in gioco la novità Azoteq: vediamo come funziona.
Azoteq Multisensore
La soluzione studiata da Azoteq è basata sull’impiego di un sensore induttivo, capace però di rilevare diversi parametri contemporaneamente. Sotto il tasto è applicato il sensore, composto da due elementi: il primo è un perno con la forma di un punteruolo che, alla pressione del tasto, passa attraverso il secondo elemento - un anello - inserito nel circuito stampato. Il movimento del perno all’interno dell'anello permette di misurare la velocità lungo l'intero range del movimento del tasto.
Inoltre, il sensore induttivo sostituisce anche quello di pressione e fornisce – oltre al rilevamento della Velocity – anche quello del Poly Aftertouch, senza ulteriori sensori applicati in altri punti del tasto.
I vantaggi di questa innovazione sono molteplici, ma quello più importante per chi scrive è l’affidabilità. Nel sensore induttivo non c’è parti meccaniche a contatto, e questo azzera problematiche legate allo sporco o all’umidità che possono depositarsi e pregiudicarne la rilevazione, come può accadere nei sensori delle tastiere odierne.
Nel sensore Azoteq il punto di trigger della nota è programmabile, per cui potete impostare la rilevazione della Velocity sull’intera estensione tipo pianoforte, scegliere i punti di trigger bassi o alti rispettivamente per sintetizzatore e organo, oppure combinare le tre opzioni contemporaneamente.
Last but not least, l’adozione di un sensore induttivo non va a intaccare l’Action del tasto in una meccanica consolidata, che per un produttore vuol dire non rivoluzionare un progetto esistente per introdurre questa innovazione.
Nomination al MIDI Innovation Awards!
Mentre redigevo questo articolo è giunta in redazione la notizia che Azoteq MIDI 2.0 Full Motion Key Position Sensor è candidato nella categoria "MIDI 2.0 Products" al MIDI Innovation Awards 2025. In attesa di sapere se avrà vinto questo prestigioso riconoscimento il prossimo 25 settembre, con la redazione ci siamo immediatamente attivati per saperne di più dai diretti interessati su come funziona questo ingegnoso sensore Azoteq: rimanete sintonizzati!
Conclusioni
Il sistema di rilevazione studiato da Azoteq è davvero interessante, perché apre la strada a un nuovo modo di concepire l’espressività suonando i tasti bianchi e neri di uno strumento elettronico. L’unico dubbio al momento per chi scrive è la competitività sul prezzo del sistema sudafricano rispetto ai tradizionali sensori a switch montati attualmente su gran parte dei nostri sintetizzatori.
Come di consueto, i primi strumenti a beneficiare di questa innovazione saranno sicuramente strumenti musicali elettronici di fascia alta, e in seguito con la sua larga diffusione e un costo più abbordabile sarà estesa anche a quelli più economici.
Sono curioso di capire se questa soluzione sarà “abbracciata” anche da quei brand che realizzano meccaniche per pianoforti digitali con tre sensori (uno è per rilevare i cosiddetti ribattuti) o con architetture diverse da quella definita genericamente “Hammer Action”, in cui il martelletto è posto sotto il tasto. Vedremo. In ogni caso, si intravede una nuova via in termini di tocco della tastiera e non vedo l’ora di metter mano a questa innovazione: e voi? Come sempre, buona musica!
Info
AMENOTE