Tra tutti i synth monofonici dell’epoca vintage, Sequential Circuits Pro One ha avuto il pregio di avere un catena di sintesi interessante grazie alle modulazioni, ma anche il difetto di una qualità costruttiva piuttosto scarsa e una data di ingresso sul mercato non fortunata, essendo agli inizi degli anni ‘80 quando si respirava già nell’aria l’arrivo del digitale e i polifonici erano un must.
Chiunque, però, abbia avuto il piacere di programmarlo e suonarlo, sa che il Pro-One era un synth di grande flessibilità, capace di interpretare buona parte del dizionario analogico con molte deviazioni effettistiche grazie alle modulazioni.
Volendo fare un paragone, il Pro-One sta ai sintetizzatori monofonici come il Roland Juno 106 sta ai sintetizzatori polifonici quando si parla di facilità di programmazione e varietà timbrica. Dopo quasi quarant’anni, il produttore tedesco se ne esce con un modulo che clona, letteralmente, il vecchio Pro-One e lo propone a un prezzo di soli 350 Euro. Potrebbe essere un caso come tanti altri, ma quando il piccolo Pro-1 di Behringer si accende, si suona e si programma, il suono che ne esce lascia meravigliati per vividezza, analogicità e potenza. Probabilmente, a oggi, il miglior synth costruito da Behringer.
Un buon cuore
Prima ancora di buttarci nella sintesi, è importante sottolineare che Behringer ha clonato i classici integrati CEM, su cui si sono basati i sintetizzatori analogici monofonici e polifonici a partire dalla fine degli anni ‘70 fino a oggi. Tra le aziende che ha messo in piedi, c’è infatti CoolAudio che produce le repliche dei chip CEM, pare con gli stessi limiti di costruzione del passato. Per realizzare un clone di un synth Sequential Circuits od Oberheim, per esempio, il VCO e il VCF devono essere CEM. Aprendo Pro-1, la cui scheda è alloggiata in un case metallico le cui viti si agganciano a rondelle che viaggiano libere nella guida (un sistema per risparmiare), troviamo tre VCO CoolAudio V3340 che sono la replica dei VCO CEM 3340, il filtro VCF CoolAudio V3320, replica del classico filtro CEM 3320 e un V2164D/M che contiene quattro VCA indipendenti. I componenti sono in formato SMD, il che significa che è più facile cambiare l’intera scheda piuttosto che sostituire un componente. Il tempo ci darà risposta circa la qualità di assemblaggio dei componenti. Pro-1 integra cinque trimmer sulla scheda posteriore per scala e offset dei due oscillatori e uno per il controllo dell’ottava. Due trimmer si trovano sulla scheda anteriore per l’oscillatore A e B, ed è presente un terzo trimmer per noise level. La connessione interna per montarlo in eurorack usa un cavo ribbon, fornito di serie, ed è presente un secondo connettore al momento non utilizzato. La parte digitale, che comprende la connessione USB per il controllo dei parametri generali, utilizza un processore ARM. In dotazione troviamo l’alimentatore, due cavetti mini-jack e un piccolo manuale d'istruzione del tutto inutile.
Da dove cominciare
Prima di addentrarci nei meandri della sintesi, occorre una precisazione: Behringer ha letteralmente clonato l’originale, aggiungendo un’interfaccia USB MIDI, un controllo via software di alcuni parametri, e aprendo sul pannello anteriore alcune connessioni per integrarlo come fosse un synth modulare. A parte queste aggiunte, non da poco, il Pro-1 è un Pro-One a tutti gli effetti. Per programmarlo e scoprire come funzionano alcuni switch non proprio intuitivi, come per l’uso e la programmazione del sequencer, occorre studiare dall’inizio alla fine il manuale originale scritto all'epoca da Sequential Circuits. Moltissimi utilizzatori, infatti, non hanno compreso alcune funzioni lamentandosi pubblicamente (sport mondiale sui social) senza aver letto il manuale originale che, a dispetto di quello che accade oggi, è molto istruttivo e chiaro. Pro-1 si controlla via MIDI, via USB o via CV/Gate e, in quest’ultimo caso, bisogna fare attenzione a cosa si dà in pasto all’ingresso Gate/Clock: se il segnale comprende entrambi, la durata del gate potrebbe non funzionare come dovrebbe. Behringer è informato di questo problema che, probabilmente, potrebbe risolvere con un aggiornamento software. Inoltre la connessione contemporanea USB e MIDI tende a rendere instabile la gestione dei dati MIDI, che provoca confusione. Al momento, per avere la massima affidabilità conviene utilizzare la connessione MIDI o gli ingressi CV Gate puliti.
La struttura
Pro-1 è un synth monofonico con due oscillatori: il primo dispone di forma d’onda triangolare e quadra con PWM programmabile e sync, e il secondo espande le possibilità aggiungendo la forma d’onda a dente di sega e la facoltà di essere usato in Low Frequency come LFO, con o senza key tracking. La prima differenza, rispetto ad altri synth, è nella scelta delle forme d’onda: non ci sono limiti a combinare una o più forme d’onda per un oscillatore, creando texture già ricche in origine. Un generatore di rumore può essere mixato ai due oscillatori e il tutto è inviato a un filtro a 24 dB/Oct dotato dei classici controlli di cutoff, risonanza, azione dell’inviluppo sulla frequenza di cutoff (Envelope Amount), controllo della frequenza di cutoff secondo la nota suonata (Keyboard Amount) e classico inviluppo ADSR (Attack, Decay, Sustain, Release). Al filtro segue lo stadio di amplificazione, gestito da un VCA dotato di inviluppo ADSR. Le sorgenti di modulazioni comprendono l’inviluppo del filtro, il segnale in uscita del secondo oscillatore e l'LFO, per il quale è previsto un controllo di frequenza e tre curve, combinabili a piacere, tra triangolare, dente di sega e quadra. Ognuna delle tre sorgenti può essere controllata dalla posizione della Modulation Wheel oppure inviata direttamente così com’è alla frequenza del primo oscillatore (per il sync ma non solo), alla percentuale di pulse modulation del primo oscillatore, alla frequenza e alla PW del secondo oscillatore e infine al filtro. Behringer Pro-1 ha anche un ingresso audio che, quando presente, sostituisce il generatore di rumore e il cui livello è controllato dal potenziometro Noise/Ext. Infine c’è il Glide, che è un lag processor che gestisce il glide tra le note con un valore Rate e due modalità, di cui una attiva il glide solo quando si suona una nuova nota mentre quella precedente è ancora attiva. Il tempo di Glide, però, non è proporzionale alla distanza tra le note, ma sempre fisso (come accadeva sull’originale Pro One).
Alzati e corri
Pro-1 implementa gli stessi Keyboard Controls di Pro-One. Mode include un led che indica la presenza del Gate (o di MIDI Note On) e consente di scegliere tra Normal (priorità alla nota più bassa con singolo trigger) o Retrigger, dove il Gate è innescato non appena appare una nuova nota (last priority). Accanto c’è lo switch Normal-Repeat/Ext: con Repeat/Ext si attiva l’ingresso Gate/CLK che gestirà direttamente il Gate quando sarà presente un segnale; se nulla è connesso a Gate/CLK, la durata del Gate dipende dalla frequenza di LFO (indipendente dalla scelta delle forme d’onda). Un esempio per chiarire: state inviando una sequenza di note ripetute via MIDI e attivate Repeat. In questo caso LFO Frequency controlla la durata del Gate che attiverà gli inviluppi. Se il valore di frequenza è basso e gli inviluppi hanno fasi di Sustain lunghe, si sentirà l’arpeggio attraversare gli stadi dell’inviluppo. Per tempi corti il segnale di Gate viene attivato molto velocemente e si sentiranno molte ripetizioni. Il gioco si fa molto interessante lavorando su tempi di Decay e Sustain degli inviluppi e sui rapporti tra tempo dell’arpeggiatore o della song inviata e frequenza di clock dell’LFO, che va letteralmente a imporsi sulla suddivisione metronomica creando effetti ritmici o timbrici inediti. Ovviamente tutto ciò è descritto sul manuale originale di Pro-One e non sul foglio che è incluso nella confezione. Ultimi switch sono Drone, che mantiene il Gate sempre su On lasciando attiva perennemente la fase Sustain degli inviluppi e che è prioritaria su Repeat, e Poly/Mono che è stato inserito da Behringer per poter creare delle catene di Pro-1 per realizzare un synth polifonico.
L’arpeggiatore
L’arpeggiatore non ha limiti di note e offre la modalità Up e Up/Down, con clock controllato dal potenziometro LFO e modalità latch (per tenere attivo l’arpeggio senza suonare sulla tastiera) che si può inserire con lo switch Sequencer Record: in questo stato, suonando una nuova nota essa viene aggiunta all’arpeggiatore fino a che sarà tenuto premuto il tasto, dopo di che si torna alle note originale dell’arpeggio in latch. Da sottolineare che Sequencer Record va selezionato ogni volta che si crea un nuovo arpeggio, anche se era già in posizione.
Il sequencer
Costituito da due banchi (Seq 1 e Seq 2) può salvare fino a 40 note che devono essere immesse una per volta e che avranno sempre identica durata la cui velocità di riproduzione dipende dalla frequenza di LFO/Clock. Le variazioni ritmiche possono essere create inserendo le pause. La procedura è piuttosto macchinosa, ma è spiegata fedelmente sul manuale di Pro-One, anche se oggi non ha più quel valore che poteva avere negli anni ‘80. C'è però un pregio: la sequenza creata può essere trasposta suonando sulla tastiera.
Le connessioni
Sul pannello anteriore sono presenti gli ingressi CV per Mod Wheel, Osc, Gate/Clock, LFO, Cutoff, Resonance e l’uscita CV Keyboard, LFO Out, Gate, ingresso Ext (da attivare con Repeat/Ext) e uscite Mixer, Filter Envelope, Amp Envelope, Audio Out e Phone, tutte realizzate in mini-jack. Sul lato posteriore troviamo la connessione all’alimentatore a 12 V 100 mA, l’uscita MIDI Out/Thru per inviare le note ricevute al MIDI IN o dalla porta USB, la connessione USB, quattro microswitch per selezionare il canale MIDI e l’uscita audio monofonica su jack da 1/4’ standard.
Behringer Pro-1 in prova
Molto di quello che è stato scritto su Behringer Pro-1 corrisponde al vero: è un sintetizzatore che spacca fin dalle prime note, con un suono diretto, rude, molto elettronico e ricco di distorsione armonica, a volte assimilabile a synth acidi, altre a synth più morbidi. Ogni componente interagisce con gli altri e le sorprese sono sempre dietro l’angolo: gli oscillatori, il mixer, il filtro, le modulazioni in banda audio e il sync sono selvaggi e in grado di coprire qualsiasi genere musicale, regalando subdole distorsioni maledettamente piacevoli, non appena si decide di incrementare il livello dei VCO nel mixer. Il filtro, pur essendo un 24 dB/Oct, è piuttosto dolce e tende a non tagliare di netto come ci si aspetta da un Moog, mentre la risonanza si comporta quasi fosse parallela al filtro, mangiandosi ovviamente le basse frequenze come accadeva nell’originale. Non è un difetto, ma un preciso progetto elettronico che ha pro e contro (si può sempre duplicare la traccia nella DAW senza risonanza per mantenere le basse frequenze). Gli inviluppi sono quelli del Pro-One, quindi abbastanza percussivi su tempi ristretti ma mai così snappy come quelli di altri synth monofonici dell’epoca, qui riprodotti in software. I bassi si riescono a realizzare facilmente, ma con una componente armonica ben presente sulle medie che fa la differenza rispetto a un filtro ladder e aiuta molto nel posizionare il basso nel mix. La realizzazione di lead dolci è facile come anche la creazione di timbri percussivi nelle ottave superiori. Non ci vuole molto tempo a capire che siamo nell’ordine di colori di un Prophet-5 originale con filtri Curtis, piuttosto legnoso e caratteriale, certamente molto presente nella componente media e sempre musicale. L’analogicità di Pro-1 è a dir poco fantastica: si trovano colori differenti con minimi cambiamenti e si comprende bene quanto il passo verso synth con preset abbia costituito all’epoca un momento importante. Tra le realizzazioni Behringer, ma anche tra i synth analogici in questa fascia di prezzo, il Pro-1 è quello che secondo me suona meglio degli altri e garantisce i migliori risultati quando si cerca il suono elettronico più analogico e classico. Le possibilità di controllare il gate tramite LFO/Clock e le modulazioni lo rendono un synth sperimentale facile da usare che può dire ancora molto sulla scena di oggi. Circa poi il problema del Gate, ho avuto l’impressione che ci sia molta confusione: la durata del Gate può dipendere dalle impostazioni dell’inviluppo (in particolare Sustain) e da come interagisce LFO/Clock con modalità Repeat. Sono concetti base, spiegati chiaramente sul manuale, ma che sembrano sfuggire a molti neofiti. Io l’ho messo in prova con il CV/Gate di Roland System-8 senza avere alcuna sorta di problema, conoscendo il comportamento della ricezione del segnale di gate che attiva le varie fasi dell’inviluppo. E’ possibile che un segnale Gate che contenga anche il Clock possa confondere Pro-1, come pure anche i messaggi MIDI (in particolare quelli di Clock) che arrivano dalla porta USB: per esempio non sono riuscito a gestire l’arpeggiatore via USB. C’è tempo e spazio per ulteriori aggiornamenti firmware.
Conclusioni
Pro-1 è una vera sorpresa, considerando il prezzo che ha dell’incredibile. Behringer può contare sulla sua fabbrica per la produzione dei cloni CEM e per i vari componenti, nonché su tutto il reparto progettazione. Pro-1 è esattamente il clone di Pro-One, che ormai pochi tastieristi possono dire di usare ancora, e riporta in auge il motivo per cui in quegli anni era un synth tuttofare, adatto a qualsiasi genere di produzione musicale pop o elettronica, come ben dimostra Vince Clark con Only You degli Yazoo, realizzato praticamente tutto con un Pro-One. Suona molto bene, è elettrico come pochi altri synth ed è analogico in tutti i suoi aspetti. Da consigliare a chiunque voglia imparare a programmare un synth con un suono che non passa mai inosservato. Promosso a pieni voti. Brava Behringer!
PRO
Suono analogico
Clone reale dell'originale
Possibilità di catena polifonica
USB e MIDI
CONTRO
Gli stessi limiti dell'originale
INFO