Proprio come nel nostro speciale su Ritchie Blackmore del mese scorso il chitarrista di questo mese, il mitologico Tony Iommi fondatore ed unico membro permanente dei Black Sabbath, è un musicista storico che ha fondato il suo genere di riferimento. L'heavy metal tramite i Black Sabbath ha trovato una sua via, sia per quanto riguarda le sonorità che per le tematiche oscure e scabrose. E noi su SM Strumenti Musicali vogliamo quindi offrirvi questo mese, con il presente articolo sulla strumentazione del grande Tony ed i due prossimi interventi Virtual Guitar di Frank Caruso, il nostro tributo proprio nei giorni del suo 71-esimo compleanno.
UN SOUND MITICO CHE NASCE DAL CARATTERE
Per tutti i grandi chitarristi il carisma ed il carattere sono il primo segreto del loro sound personale, per Tony Iommi però è vero due volte. E' storia ben nota come Tony abbia perso a 17 anni due falangi della sua mano principale - la destra - con cui suona e come, dopo un periodo di depressione abbia preso ispirazione e motivazione da Django Reinhardt, e realizzandosi personalmente delle protesi sia riuscito a tornare a suonare per fondare poi i Black Sabbath. Proprio questa grave disavventura è stata forse alla base sia dello stile che del sound di Tony.
Sono in molti infatti a pensare che, come per Django, questa menomazione e l'utilizzo delle protesi in plastica abbiano portato un ragazzino di 17 anni innamorato della chitarra a diventare quello che Eddie Van Halen ha definito "the master of riffs". L'utilizzo ossessivo dei bicordi, gli slide veloci ed una tecnica solista basata prevalentemente su posizioni parallele sembrano quasi banalità oggi, ma nel 1968 rappresentavano una fusione tra chitarra blues e rock come pochi altri avevano fatto prima.
DAL ROCK ALL'HEAVY IN DUE MOSSE
Ci sono molte interviste di Iommi in cui egli stesso spiega come è nato il sound dei Black Sabbath, una delle band capitali per la nascita del genere heavy metal, e sono stati scritti libri su queste storie ma, volendo racchiudere tutto in poche righe, direi che possiamo riassumere in due mosse fondamentali la costruzione ed il cambiamento sonoro che questo chitarrista ha rappresentato: la sua chitarra Gibson SG ed una scelta di amplificazione differente come Laney.
Nel 1968, anno della fondazione dei Black Sabbath, Tony era un chitarrista abbastanza allineato con il trend generale del momento che vedeva la guerra tra il sound Marshall e quello Fender, con i Vox che ancora dovevano dire la loro nel rock con band importanti come Queen e Deep Purple. La scelta delle chitarre ricadeva per lo più tra la Fender Stratocaster e la Gibson Les Paul e Tony in quel periodo prediligeva l'accoppiata Stratocaster-Marshall (una Plexi 1968 da 50W), un connubio che ben si sposava con le sue origini preferenze blues-oriented. Tuttavia il giovane Iommi già capiva che per differenziarsi dalla massa di rock band inglesi e chitarristi in stile Bluesbreakers bisognava osare e andare in una direzione diversa, una direzione che gli sarebbe costata per diverso tempo molte critiche da parte del pubblico più conservatore.
Anche qui la fortuna, nel senso latino del termine, viene in aiuto degli audaci. La Stratocaster di Tony si guasta prima delle registrazioni del primo disco dei Sabbath e viene sostituita con una Gibson SG, quella "Diavoletto" che Gibson aveva introdotto pensando di far concorrenza proprio alla Strato. Questa chitarra, con i suoi pickup più scuri e la capacità di saturare meglio l'amplificatore, sarà una delle armi segrete di Iommi, tanto che salvo rare eccezione non se ne discosterà mai più.
Iommi è legato nella sua carriera in particolar modo a due SG, di cui una paradossalmente non è nemmeno una Gibson. Nel 1975 Tony si fece realizzare da John Diggens una SG-custom con corpo in mogano, 24 tasti su cui sono intarsiate le famose croci, pickup Jaydee special al ponte ed un Magnum XP al manico. Questa diventerà la sua chitarra più famosa, chiamata proprio per questo "Number 1", "The Old Boy" o "Jaydee".
L'altra chitarra a cui Tony è più affezionato è la limited edition Gibson Tony Iommi Special SG che la casa americana gli ha dedicato nel 1997 (di cui Tony ha utilizzato fino agli ultimi concerti i primi due prototipi).
La scelta degli amplificatori Laney, anticonformista per quel periodo, fu presa da Iommi anche grazie alla vicinanza del marchio a Birmingham, sua città natale, ma soprattutto perchè erano al verde e Laney fu l'unico brand che inizialmente si offrì di dare loro tutta la strumentazione necessaria per tour e studio. Laney permetterà ai Black Sabbath di avere un sound più aggressivo, tagliente, che creerà un clichè nell'heavy metal per almeno un decennio. Tony, da chitarrista meticoloso ed attento ad ogni piccolo dettaglio, utilizzerà molti amplificatori ma la sua testata preferita per quasi tutti i Settanta sarà la Laney Supergroup 100, da 100W appunto. Viene riportato da alcune fonti che per "Master of Reality" del 1971 Tony optò per la Laney Klipp, lasciandosi stregare dalle timbriche quasi fuzz del canale Klipp valvolare che diedero a tutto quell'album un sound 'scartavetrante' e più inquietante.
VERSO ALTRE SONORITA' E RITORNO A CASA LANEY
Come dichiara Mike Clement, tecnico delle chitarre di Toni per molti anni, proprio sul sito ufficiale di Iommi, all'inizio degli anni '80 Laney attraversò un periodo di calo dell'affidabilità e della qualità della produzione per cui anche Tony decise di guardare altrove per i suoi amplificatori in studio e soprattutto live. In questo periodo, che coincise anche con la separazione da Ozzy Osbourne, tra tutte le scelte possibili Tony preferì andare sul sicuro e tornare a Marshall, anche perchè il suo sistema live si era molto evoluto ed aveva la necessità di guidare molti cabinet con lo stesso pre. Per questo motivo per molti anni con i Sabbath preferì separare i preamplificatori dai finali, utilizzando i Marshall 9001 come pre ed almeno tre finali stereo valvolari Marshall 9005 da 50W con almeno quattro coppie di cabinet Marshall 4x12" con coni Celestion Vintage.
In studio utilizzò invece molti amplificatori, ma forse il suo preferito del periodo 1980-1994 fu un Marshall JCM800 modificato personalmente da Paul Reed Smith.
Nel 1993 fu probabilmente Eddie Van Halen che fece venire a Tony la voglia di cambiare, facendogli recapitare in studio un paio delle sue nuove Peavey 5150. Tony non le trovò adatte al suo suono ma decise di trovare un partner per costruire il suo amplificatore signature. Il primo pensiero fu subito quello di coinvolgere Laney che, sebbene fosse un brand in ribasso di popolarità in quei giorni, riuscì a convincere il chitarrista inglese realizzando in oltre un anno e mezzo di lavoro e test quella che ormai è passata alla storia come la Laney GH 100 S, più tardi marchiata TI proprio in suo onore.
A parte un breve ritorno a Marshall con le testate Super Lead 1959 modificate da John Stillwell nella parentesi degli Heaven and Hell, il sodalizio con Laney è durato fino ai giorni nostri, con due altri modelli degni di nota da citare negli anni successivi: la Laney TI100 Signature uscita nel 2012 per attualizzare un po' il sound di Tony e adattarlo alle sonorità hi-gain moderne; e la Laney Supergroup LA100BL Reissue, realizzata per celebrare i 50 anni di carriera di Tony in soli 13 esemplari e poi entrata in produzione di serie come LA100SM. Quest'ultima è stata utilizzata per "13", l'ultimo album in studio dei Black Sabbath e per il tour di addio della band dopo l'annuncio della malattia del chitarrista.
EFFETTI? UN CLASSICO ED UNA RARITA'
Come quasi tutti i chitarristi degli anni '60 e '70, anche Tony Iommi utilizzava un Treble Booster per dare più spinta al segnale in ingresso all'amplificatore. Come abbiamo visto anche per Brian May e per Ritchie Blackmore si trattava di dispositivi in grado di aumentare in modo notevole (anche di 30dB) il livello del segnale senza distorsione. Questo espediente aveva l'unico scopo di far saturare le testate monocanale di allora che non avevano altrimenti abbastanza spinta e saturazione per i suoni rock.
Tony in particolare utilizzava il Dallas Rangemaster già da prima di formare i Black Sabbath.
L'altro effetto più caratterizzante del sound di Tony, che poi utilizzerà un'ampia scelta di pedali ed effetti durante tutta la sua carriera, è sicuramente il wah. Diversamente da molti altri chitarristi che si affidavano ai Vox o al celeberrimo Cry Baby (come ha fatto poi più avanti lui stesso negli anni '90 e 2000), Tony scelse il Tychobrahe Parapedal, un particolare wah prodotto negli anni '70 e poi dismesso. Questo wah, le cui unità originali oggi valgono anche più di 1,000 euro, ha una risposta piuttosto veloce ed aggressiva con un filtro dalla resonance pronunciata che lo rende abbastanza inconfondibile. Oggi si può ritrovare una riproduzione fedele dello stesso pedale nel Chicago Iron Parachute.