Con l’obiettivo di mantenersi vitale in un mercato difficile, nel 2017 Roland è uscita dagli schemi consolidati dell’arranger “Made in Italy”, inventando GO:KEYS. Unitamente agli altri prodotti della serie GO:PIANO e GO:MIXER, è il segno che lascia intravedere altre possibili strade da percorrere a favore dei musicisti di primo livello.
Loop Mix, arranger senza pattern predefiniti
Roland GO:KEYS è una tastiera dotata di buoni suoni, tasti decenti e caratteristiche basilari per gli strumenti entry level, come il collegamento Bluetooth per suonare sopra i brani dal proprio smartphone. Ma, soprattutto, questa tastiera è un arranger. Non ha gli accompagnamenti classici, quelli costruiti sui pattern convenzionali di Intro, Variation, Fill-In, Break ed Ending. Ma GO:KEYS porta in serbo Loop Mix. Trattasi di una unità di accompagnamenti ispirata a quanto si può fare con un arpeggiatore su synth e workstation. Non si ha sottomano la pratica di seguire la struttura tipica delle canzoni.
Chi suona per divertimento personale potrebbe non soffrire troppo l’assenza di variazioni predefinite. Chi suona dal vivo dovrebbe farsi coraggio e spremere la propria creatività per tirare fuori qualcosa che desti l’attenzione del pubblico. Ed è qui il valore di GO:KEYS: non a caso, Roland l’ha battezzata Music Creation Keyboard. Il bello non è suonare un brano “a spartito” o imitare un brano famoso. Su GO:KEYS il gioco consiste nell’avviare un pattern, aggiungere o togliere tracce in tempo reale, cambiare il groove o il giro di basso mentre il ritmo continua a pulsare. E poi inventarsi i Fill-In sfruttando rullate incessanti. E decidere al volo se pilotare i pattern con gli accordi oppure limitarsi a guidare le danze in un DJ Set.
Come funziona Loop Mix
La prima cosa da capire è che il richiamo delle variazioni è associato ai 61 tasti della tastiera. Quando si entra in modo Loop Mix, inizialmente la tastiera è muta e il riconoscimento degli accordi è disattivato. In questa situazione i 61 tasti servono solo per selezionare i pattern attivi e le tracce in esecuzione della vostra performance. Insomma, è come avere una console di comando degli stili di accompagnamento con 61 controlli tutti a disposizione davanti a voi, pronti ad entrare in azione a comando.
Ogni ottava controlla una traccia diversa dell’accompagnamento. La prima ottava sulla sinistra è corrisponde alle percussioni e la seconda agisce sul basso. La terza e la quarta ottava sono dedicate ad altre due parti di accompagnamento. La quinta ottava, l’ultima sulla destra, è l’unica che può attivare due tracce: premendo due tasti di quell’ottava, s’avviano due pattern in modo simultaneo. Per ogni ottava, i primi 11 tasti sono associati a 11 diversi variazioni, mentre il dodicesimo tasto più alto mette in Off la traccia.
Confronto con un arranger tradizionale
Di solito i controlli dello stile sono pulsanti a pannello, ogni stile ha 3 Intro, 4 Variazioni, 4 Fill-In, 1 Break e 3 Ending (in totale 15 pattern per ogni stile) e, in ogni pattern, possiamo agire sulle singole parti per mettere in Mute le tracce e costruirsi quindi ulteriori varianti esecutive. La logica di Roland GO:KEYS è diversa: non ci sono i pulsanti predefiniti a pannello e le combinazioni sono immediate, avendo a disposizione 61 pattern con un numero molto più esteso di varianti possibili al volo.
Su un arranger tradizionale, ad esempio, non è istantaneo suonare il pattern della batteria del MAIN1 sul MAIN4 o il giro di basso del MAIN3 mentre suonano le tracce degli altri strumenti associate al MAIN2: si può fare in alcuni arranger, ma occorre lavorare di programmazione per personalizzare gli stili. Su Roland GO:KEYS invece, potete farlo al volo, combinando i vari pattern con libertà: basta premere il tasto giusto (uno dei 61) quello associato al pattern desiderato.
La creatività assume una freschezza inconsueta grazie alla diversa accessibilità: sono sensazioni nuove da godersi quando si suona ispirati in tempo reale.
Senza il comodo pulsante a pannello che avvia la caratteristica misura di passaggio fra una variazione all’altra (Fill-In), si dovrà fare ricorso ad altre tecniche. Per fortuna su questo strumento è tutto molto intuitivo: il Performance Pad è fatto di due file di cinque posizioni su cui agire con la punta delle dita. La fila inferiore introduce effetti di rullo sempre più rapidi muovendosi da sinistra verso destra. La fila superiore richiama effetti Master per filtri HPF o LPF che sono applicati su tutte le tracce per dare vivacità alla propria performance.
Roland GO:Keys: suonare in tempo reale
Quando viene attivato il riconoscimento degli accordi, i 61 tasti cambiano ruolo e GO:KEYS si comporta come un tipico arranger: le due ottave a sinistra del DO centrale sono mute e servono solo per suonare gli accordi, mentre le altre ottave sono disponibili per suonare con la mano destra uno degli oltre 500 suoni a disposizione. Non è possibile mettere due timbri in layer, ma sono disponibili fra i preset i “toni” più classici da suonare in sovrapposizione come ad esempio pianoforte/archi o pianoforte/pad. È possibile altresì suonare su tutta l’estensione della tastiera, cambiare il tempo e anche registrare le proprie esecuzioni suonate con un Loop Mix Set.
Repertorio
I generi di stili preset privilegiano le giovani generazioni del millennio: se quindi cercate Jazz, Ballad e i classici 8-Beat rimarrete delusi. Il repertorio suona molto moderno ma, data la taratura economica dello strumento, non possiamo pensare di poter suonare Progressive House ad un livello che possa impressionare David Guetta o di scandire del Funk sufficientemente autentico da dare del filo da torcere a Mark Ronson. Va sottolineata comunque la prevalenza di generi come Trance, Drum N’Bass, Neo Hip Hop, House, EDM e Trap Step, oltre una spruzzata di ritmi latini come Colombian Pop, Cumbia, Drum’n Bossa e Bossa Lounge.
Valutazioni
L’idea di fondo non è male. Va vista nel contesto di un modello che, seppure economico, offre comunque un serbatoio di suoni interessanti, in grado di agevolare una prestazione artistica dal vivo in contesti importanti con un valido impianto di amplificazione. È un buon inizio, specificamente sotto la prospettiva del coraggioso concetto di destrutturare quell’architettura tradizionale degli arranger che ha fatto la storia di questi strumenti musicali dagli anni Ottanta fino ad oggi. Certo, è tutto appena abbozzato: vedremo se l'idea si evolverà in modelli successivi.
Ci sono limiti? Certo. Il primo è nel riconoscimento degli accordi: alcuni pattern hanno una propria tonalità di riferimento, come lo stile Reggaeton si suona in Re Minore e non tutti gli accordi sono riconosciuti. Il secondo limite è nella la ristrettezza del repertorio: alla versione 1.21 del firmware sono disponibili soltanto 22 Loop Mix Set e non sono espandibili. Un terzo vincolo è dato dalla blindatura dei preset: ogni timbro è vincolato al proprio effetto di fabbrica.
Conclusioni
Parliamoci chiaro: al prezzo di GO:KEYS non ci possiamo aspettare che Roland conceda la flessibilità e la qualità di strumenti superiori. Tuttavia, mi piace sottolineare il tentativo di innovare l’architettura gli arrangiamenti. Spero di avervi dato una sufficiente panoramica: ovviamente diventa tutto più chiaro, mettendo le vostre mani sui tasti di Roland GO:KEYS di persona.
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