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Sanremo 2019: vittoria anti-Governo, polemiche e hip-hop


Sanremo si chiude chiudendo un cerchio. La vittoria di Mahmood è una rappresentazione su più fronti di quello che sta succedendo in Italia e nella musica italiana e, proprio per questo, considero la 69-esima edizione del Festival come una delle migliori degli ultimi anni. Il livello musicale forse non è stato eccelso ma Sanremo ha davvero interpretato il nostro Paese, con tutte le sue contraddizioni politiche e discografiche, la sua ipocrisia e la voglia di polemica, la creatività e la capacità di dare un colpo di coda quando non te lo aspetti.

 

mahmood vincitore sanremo strumenti musicali

 

Mahmood è un rapper di nuova generazione, nato a Milano da padre egiziano e madre italiana, centra il pezzo 'catchy' e sfiora i temi politici senza appesantire troppo, e racconta una storia italiana moderna, tra temi tradizionali, una cultura diversa e melting-pot. La sua vittoria da la stoccata finale ad un duello di schermaglie che avevano aperto e preceduto il Festival, con la direzione di Baglioni, da sempre schierato a favore dell'integrazione, contrapposta al Governo sovranista rappresentato dal Ministro Salvini, che non ha perso occasione per esprimere il suo disappunto. Un segnale dell'Italia che cambia perchè deve cambiare.
Mahmood è un artista che però non arriva dal nulla. Le sue collaborazioni con artisti di calibro nazionale in campo hip-hop e pop come Fabri Fibra, Guè Pequeno, Elodie, Michele Bravi e Marco Mengoni ne tracciano la trasversalità, la sua capacità di rappare, cantare bene, essere autore e personaggio. Simbolo di una nuova generazione musicale che spinge.

 

tweet salvini mahmood strumenti musicali

Il tweet del Ministro degli Interni non nasconde una certa insoddisfazione polemica per la vittoria di Mahmood.

Il vincitore in pectore Ultimo, che arriva al Festival come favorito con il disco di maggiore successo ed un tour che ha aggiunto date su date a grande richiesta del pubblico, si piazza invece secondo e non lo accetta. Se la prende con la sala stampa, riuscendo contemporaneamente a rappresentare lo scollamento dei giovani dalla "carta stampata" definendo i giornalisti come degli insignificanti e chiamando il vincitore Mahmood "il ragazzo", un picco di arroganza da rockstar che, però, non è. Si può vincere anche non arrivando primi, la storia lo dimostra ed il nome che si è scelto dovrebbe ricordarglielo.

 

C'è da registrare la "sconfitta" dei talent che, integrati in modo intrusivo e pervasivo nella musica italiana, hanno imperato per anni. Forse ora hanno stufato un po' e fanno rivolgere l'attenzione del pubblico anche ad altri artisti che non ne hanno avuto bisogno per emergere. Pur con canzoni di qualità e di grande immediatezza, gli artisti arrivati dai talent non hanno dominato. Non so se sarà solo una parentesi ma un certo ridimensionamento di questo modello di music business lo vedo come un fattore salutare.

Le Prestazioni dei Cantanti

Partiamo da una considerazione: cantare a Sanremo, una sola canzone dopo ore di attesa, pronti e via, davanti a milioni di persone, decine di telecamere e con la pressione di tutti i media addosso, non deve essere semplice. Detto questo si riesce quasi subito a fare una distinzione tra i cantanti/gruppi che hanno una buona tecnica ed attitudine alla performance live e coloro che invece vivono in un mondo musicale in cui la musica suonata è un accessorio.
Le prestazioni dal vivo abbastanza scarse di alcuni partecipanti in gara, soprattutto nella prima serata, sono uno spaccato della volontà del Festival di rappresentare anche quella musica commerciale che vive ormai più di visualizzazioni, like e polemiche sui social che di palchi, sudore, chilometri e sacrifici sera dopo sera.

La Parte Tecnica

Pur con qualche distrazione e problema tecnico bisogna fare un applauso ancora una volta a tutta la grande macchina che lavora per la realizzazione di questo evento. Io non starò mai con quelli che guardando Sanremo aspettano solo che accada qualche piccolo incidente per scrivere post acidi sui social. Anzi, la realizzazione di Sanremo, così come i grandi show come X-Factor ed altri, dimostrano come in Italia sappiamo fare le cose ad un livello alto e possediamo competenze tecniche ed artistiche invidiabili. La realizzazione dello spettacolo, sempre un po' ingessato, lungo e noioso, è all'altezza. L'orchestra di Sanremo è un gioiello che da anni non sbaglia un colpo, composta da grandi professionisti.

 

sanremo luca colombo strumenti musicali

Luca Colombo, chitarrista tra i più celebri in Italia, è da anni tra i simboli della professionalità e qualità dell'orchestra del Festival.

La Direzione Artistica

Tenendo conto di ciò che ho già scritto, come opinione personale, sul livello musicale del Festival. Devo ammettere che questa direzione di Baglioni ha portato un certo rinnovamento, tagliando fuori molti ferri vecchi e rappresentando abbastanza bene la musica italiana commerciale in modo trasversale. La classifica parla esplicitamente di un cambio reale e di una discografia che si è agganciata al treno di quelli che tirano e fanno presa sul grande pubblico.

LE CANZONI, VOTI E COMMENTI

Questa la classifica finale con i commenti flash brano per brano ed il mio voto.

“Soldi“ – Mahmood (vincitore di Sanremo Giovani) - Voto 7,5

Una canzone da melting-pot che traccia una storia con colori e sapori diversamente italiani, un groove attualissimo da hip-hop commerciale italiano ed una capacità di miscelare rap e cantato che alla fine ha convinto un po' tutti, o quasi.

“I tuoi particolari“ – Ultimo - Voto 7

E' un talento già pronto per sfondare ed entrare nel giro di quelli che contano del pop italiano. Era il vincitore designato di questo questo Festival ma la sua canzone forse ha sofferto il fatto di aver occhieggiato un po' troppo ai temi ed alle sonorità sanremesi. La polemica finale non lo aiuta a diventare più simpatico.

“Musica che resta“ – Il Volo - Voto 7

Che sarebbero arrivati alti si era capito subito dalla standing ovation della prima serata. Sono l'incarnazione del nazional popolare, l'unione della tradizione canora italiana e del pop giovane. Tra i migliori esecutori in assoluto, sono un piacere da ascoltare ma questa voglia di mettere sempre d'accordo sia le nonne che le ragazzine rischiando poco con le canzoni li fa arrivare solo sul gradino più basso del podio.

“Cosa ti aspetti da me“ – Loredana Bertè - Voto 6

Sempre al limite tra il fenomeno televisivo e l'amarcord di una grande carriera musicale lontana, lei è tra le vincitrici morali del Festival. La sua canzone è davvero povera di contenuti ma la sua interpretazione e la sua immagine naif rock con una voce che riesce a renderla interessante di per se la portano in alto. Nonostante tutto si prende giustamente il suo spazio.

“Abbi cura di me“ – Simone Cristicchi - Voto 6,5

E' un vero autore, sempre interessante, ma questa vena alla Battiato che lo porta a presentare una canzone più parlata che cantata, con un contenuto musicale abbastanza povero non mi convince troppo. Pur avendo vinto Sanremo, probabilmente Sanremo non è il luogo in cui può dare il meglio con la sua vena poetica e cantautorale.

“Argento vivo“ – Daniele Silvestri e Rancore - Voto 7,5

Non eccezionale nelle interpretazioni dal vivo questa volta nonostante una melodia abbastanza monotona, presenta una canzone profonda che giustamente vince il premio della critica. Il tema è molto attuale ed il taglio tra cantautorato impegnato ed hip-hop ne dimostra il valore artistico. Testo tra i migliori in assoluto.

“La ragazza col cuore di latta“ – Irama - Voto 8,5

Che il vincitore di un talent come Amici portasse a Sanremo una canzone dal tema ruvido ed indigesto come la violenza contro le donne e l'abuso, non era assolutamente scontato. Riuscire ad uscire dal clichè e portare una canzone ben fatta e moderna è già una vittoria. Forse avrebbe meritato di più ma esce comunque molto rivalutato da questo Sanremo.

“Mi sento bene“ – Arisa - Voto 6

Anche la sua canzone è come acqua fresca. Mi ricorda un po' un mix tra le canzoni Disney, i Ricchi e Poveri e gli Abba. E' un piacere da ascoltare perchè la sua voce è senza dubbio tra le migliori, ma se parliamo di canzoni siamo nel manierismo pop italiano.

“Rolls Royce“ – Achille Lauro - Voto 5

Era tra i più attesi, una provocazione trap all'interno di una trappola dorata come il Festival che alla fine lo ha visto più vittima che predatore. L'onda superficialista e irriverente della trap si è infranta sulle scogliere di una manifestazione granitica dove non ha potuto osare abbastanza da venirne fuori da fenomeno. L'interpretazione live è abbastanza da dimenticare.

“Nonno Hollywood“ – Enrico Nigiotti - Voto 7

Da rappresentante della quota Talent e del pop italiano più classico alla Pausini e Renga, per capirci, non ha sfondato. La sua canzone però non è male, traduce bene e con una bella interpretazione l'atmosfera livornese sempre un po' a cavallo tra moderno e vintage. Va ascoltata più volte per trovarne le sfumature che l'avrebbero fatta apprezzare di più.

“Per un milione“ – Boomdabash - Voto 6

Il loro pop mischiato al reggae ed all'hip-hop me li rende simpatici ma musicalmente troppo ruffiani. Il testo è pieno di similitudini scontate ma sono bravi nel live. Li vedo già come fenomeno estivo da spiaggia.

“Rose viola“ – Ghemon - Voto 8

Interpretare in modo italiano colto l'hip-hop è difficile, soprattutto se si ha una vena poetica raffinata che non sarà capita ed apprezzata da tutti. Dimostra che c'è di più ed esce a testa alta anche se dovrà trovare una sua via per farsi seguire dal pubblico giusto.

“Solo una canzone“ – Ex otago - Voto 6,5

Da un gruppo indie esperto come loro mi sarei aspettato qualcosa di più. Arrivare finalmente sul grande palco li ha fatti optare per una canzone delicata che parla di amore non più giovane, ed è proprio questo l'effetto, una canzone poco giovane che non graffia. Interessanti ma poco intriganti.

“Dov’è l’Italia“ – Motta - Voto 7

Un po' claudicante nelle esibizioni live, racconta di un'Italia vista dalla parte dei fragili e questo lo etichetta subito come "cantautore di sinistra" e forse questo gli è costato qualche posizione. Il testo è bello e sarà interessante vedere cosa ci dirà motta in futuro.

“Aspetto che torni“ – Francesco Renga - Voto 6

Non riesco a farmi piacere questo tipo di pop italiano, ma forse è un difetto mio. Stimo il cantante Renga, apprezzo un po' meno il suo percorso dal rock ad un genere che mi risulta abbastanza insipido. Il testo intimo e curato è abbattuto sotto zero da una canzone super-sanremese e molto canonica.

“L’ultimo ostacolo“ – Paola Turci - Voto 5,5

Di lei potrei dire esattamente lo stesso che ho scritto per Renga ma le do un mezzo voto meno perchè dal punto di vista vocale ha lasciato qualche nota acuta di troppo sul palco dell'Ariston.

“L’amore è una dittatura“ – Zen Circus - Voto 6

Un'altra canzone "parlata", anche se dal ritmo rock, era forse la cosa meno indicata da portare a Sanremo. Il fiume di parole e la bulimia di concetti pressata in meno di quattro minuti rende tutto forse un po' confuso. Un gruppo indie italiano storico che non ha colto a pieno l'occasione di visibilità di Sanremo.

“Senza farlo apposta“ – Federica Carta e Shade - Voto 7

La loro canzone è già uno dei tormentoni radiofonici che escono dal Festival. Qui bisogna fare un complimento agli autori che hanno azzeccato un ritornello che ti trapana il cervello e si installa nella memoria per non uscirne più. Il loro pubblico era troppo giovane per votare ma il loro teenage-pop vince comunque ed i media gli danno più soddisfazioni della classifica.

“Mi farò trovare pronto“ – Nek - Voto 6,5

Arriva a Sanremo da veterano e lo attraversa senza picchi e senza sbagli. Riporta le sue melodie signature ed un pop-rock venato di elettronica che mi fa apprezzare di più l'arrangiamento della canzone.

“I ragazzi stanno bene“ – Negrita - Voto 6,5

Portano il loro rock super-collaudato sul palco dell'Ariston ma la loro canzone è qualcosa di sentito e risentito. Il loro rock istituzionalizzato non fa breccia pur mantenendo una qualità musicale buona ed un ascolto piacevole.

“Un po’ come nella vita“ – Patty Pravo e Briga - Voto 5,5

A volta ritornano. E' una di quelle canzoni da Festival con parole ed immagini davvero lise dal troppo uso. Patty Pravo, pur essendo un mito della musica italiana, non fa un favore a se stessa con questa partecipazione.

“Le nostre anime di notte“ – Anna Tatangelo - Voto 5

Cuore, amore, ricominciare, anime di notte, occhi negli occhi. Professionista dell'interpretazione ma la sua canzone davvero lascia poco o nulla.

“Parole nuove“ – Einar (Vincitore Sanremo Giovani) - Voto 7

Mi ricorda parecchio Michele Bravi e tutta una corrente di cantanti pop italiani tecnicamente validi e che sanno dare un'interpretazione moderna ai pezzi, ma la canzone è abbastanza scontata pur presentando un ritornello molto orecchiabile. Un mezzo voto in più per l'arrangiamento azzeccato.

“Un’altra luce“ – Nino D’Angelo e Livio Cori - Voto 5,5

La prima sera non capito quasi nulla, limite mio lo ammetto, della loro esibizione. Il limite linguistico ed il testacoda tra musica napoletana alla Nino D'Angelo ed il pop/hip-hop di Livio Cori è coraggioso ma sembra un collage poco riuscito.

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