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Tutorial: Logic Pro X Retro Synth, 30 anni di sintesi


Il meglio dei motori di sintesi degli anni ‘70, ‘80 e ‘90 si reincarna in Retro Synth, uno strumento dalle notevoli potenzialità. variando pochissimi parametri è possibile creare suoni spazia, effetti, bassi e pad evolventi.

Retro Synth è il sintetizzatore virtuale dotato di quattro potenti motori di sintesi, polifonia massima a 16 voci, controlli estremamente intuitivi e un layout grafico innovativo. La bellezza di questo synth è racchiusa in quattro engine accessibili direttamente dalla sezione oscillatori con i quali è possibile ricreare i tipici suoni anni ‘70, ‘80, ‘90. Le architetture di Retro Synth permettono di generare timbriche retro, sonorità futuristiche provenienti da altri mondi, sound evolventi, lead infernali, brass, potenti bass sound o le tipiche sonorità digitali in autentico stile DX7. Se non poniamo limiti alla creatività, con Retro Synth è possibile espandere il proprio parco suoni generando una palette di timbriche variegata e originale. Navigando tra i vari preset, possiamo renderci conto di quello che è capace questo sintetizzatore.

Il motore di Retro Synth

Esistono diversi approcci nei confronti della creazione di suoni con un sintetizzatore. Generalmente il flusso di segnale di un synth è basato sui principi della sintesi sottrattiva dove uno o più oscillatori generano il timbro di base, un filtro sottrae parti dello spettro delle frequenze dal suono proveniente dagli oscillatori, mentre un amplificatore controlla il livello di segnale in uscita dal filtro nel tempo. A livello teorico, con questo tipo di sintesi, sarebbe possibile emulare uno strumento acustico con semplici oscillatori, filtri e amplificatori, ma nella realtà la sintesi sottrattiva è molto più efficace nel generare suoni creativi. Nel caso di Retro Synth il punto forte è dato dalla possibilità di attingere a quattro diversi motori di sintesi (Analog, Sync, Table e FM) ognuno dei quali è rappresentato graficamente con la tipica configurazione di un sintetizzatore in sottrattiva. Il primo tab Analog emula la sintesi analogica base costituita appunto da oscillatore, filtro e amplificatore ed è ideale per suoni caldi di pad, lead o bass synth. La sintesi wavetable utilizza differenti singole forme d’onda cicliche disposte. In questo caso la nota triggera una predeterminata sequenza di onde miscelate tra di loro che ha come risultante suoni costantemente evolventi. La sintesi Analog Sync emula i sintetizzatori analogici che sincronizzano la fase di due oscillatori per produrre il suono; è in linea di massima indicata per creare timbre molto aggressivi come lead o bassi aspri e potenti. La sintesi FM utilizza il classico oscillatore modulatore e l’oscillatore portante (carrier) con onda sinusoidale. Il Modulator modula la frequenza del carrier generando nuove armoniche sideband e timbriche acute dall’attacco rapido e definito. È ideale per ottenere suoni percussivi, acuti o metallici come piani e bell ma anche bassi dal potente attacco. Le potenzialità della FM sono state rese famose dal sintetizzatore Yamaha DX7 di cui Retro Synth ne riporta un richiamo grafico nella versione FM accessibile dal tab FM nella sezione oscillatori in alto a sinistra.

Figura 1 La programmazione di un patch con Sync

Interfaccia grafica

Di default Retro Synth è impostato sulla sezione Analog. L’interfaccia risulta essere in linea con le modalità costruttive e i colori dei synth analogici del passato come il Moog, ma allo stesso tempo ricorda anche macchine più recenti come Access Virus. Premendo il tab Sync l’interfaccia è praticamente identica. Solo i knob Semitones e Cents della sezione oscillatori sono sostituiti da un solo Sync Knob. Nella sezione Table il layout grafico si presenta come una macchina virtuale dal colore blu acceso praticamente identica al PPG Wave, leggendario sintetizzatore wavetable degli anni ‘80. L’FM è l’ultimo in ordine di tab e presenta un Modulation Knob (il modulator), uno slider FM che rappresenta il livello del carrier, uno switch a due stadi per modulare la quantità di FM e il contenuto armonico ed enarmonico del nostro suono, due slider Harmonic/Inharmonic per regolare i contenuti armonici ed enarmonici come elementi sonici, uno slider Shape per rimodulare il Carrier e variare il contenuto armonico della forma d’onda generata.

Figura 2 Il motore di sintesi FM

Modalità operative

Il primo passo per creare un suono in Retro Synth è scegliere il motore di sintesi. Cominciamo con Analog. In alto a sinistra troviamo la sezione di generazione dotata di due oscillatori Shape 1 e Shape 2. Ruotando il knob del primo possiamo scegliere fra tre forme d’onda standard quadra/PWM, sawtooth (dente di sega) e un white noise (rumore bianco), mentre nel secondo le onde a disposizione sono quadra/PWM, sawtooth e triangolare. A destra dello Shape 1 troviamo il knob Shape Modulation per selezionare la sorgente di modulazione (LFO o Filter Envelope) e l’intensità della stessa. In posizione centrale la modulazione è disattivata. A destra dello Shape modulation con il Vibrato knob settiamo la quantità di vibrato o modulazione del pitch. È possibile variare l’intonazione dell’oscillatore 2 con gli ulteriori knob sui semitoni sui centesimi di semitono. Lo slider Mix consente di miscelare il livello relativo di Osc 1 (Shape1) e Osc 2 (Shape2). Al centro dell’interfaccia Analog la sezione filtro è attivabile o disattivabile attraverso uno switch che si illumina di arancione quando è attivo. Il filtro di Retro Synth può operare come highpass, lowpass, bandpass, band reject o peak. L’utilizzo è molto semplice, una volta scelto il modello dal menu è possibile variare cutoff e resonance manualmente o inserendo i valori con un doppio click o muovendo il mouse nelle apposite aree sotto la rappresentazione grafica del filtro. Solo sul filtro lowpass possiamo scegliere tra tre pendenze diverse. Sempre sotto la rappresentazione grafica troviamo Filter FM, LFO e Env. Ruotando il Filter FM possiamo settare la quantità di modulazione di frequenza di cutoff del filtro con il generatore di onda sinusoidale dell’Osc 1.

L’LFO knob regola la quantità di modulazione della frequenza di cutoff del filtro a opera dell’LFO in basso a sinistra posto nelle sorgenti di modulazione mentre Env modula la frequenza di cutoff attraverso l’inviluppo ADSR Filter Env. Lo slider Key determina la correlazione tra ciò che stiamo suonando sulla tastiera (il pitch) e il comportamento di cutoff frequency. La sezione Amp controlla il volume globale dello strumento; nello stesso tempo il Sine level knob consente di mixare un’onda sinusoidale alla frequenza dell’oscillatore 1 con lo stadio di uscita del synth. Interessante è la possibilità di rendere il suono più metallico o rotondo con la sezione effetti (Flanger o Chorus selezionabili dal menu), mixando la quantità d’effetto al segnale globale con il Mix knob mentre il Rate Knob ne imposta la velocità della modulazione.

La sezione effetti è impostabile su On o Off con il relativo switch. LFO ed inviluppi nella parte inferiore di Retro Synth sono i generatori di modulazione. LFO non produce frequenze udibili ma ha effetto sul Vibrato dell’Osc pitch oppure si può utilizzare per controllare altri parametri nel tempo come ad esempio la frequenza di taglio del filtro. La finestra LFO/Vibrato di Retro Synth consente di selezionare con un click diverse forme d’onda per l’LFO e il Vibrato, un LFO Sync Button attiva e disattiva la modulazione in sync con il tempo di Logic, lo slider Rate imposta le forme d’onda su frequenze più gravi o acute. I controller da tastiera Mod wheel e Aftertouch da soli o combinati controllano manualmente la velocità del Vibrato o dell’LFO mentre Glide e Autobend definiscono il comportamento del pitch quando suoniamo una nota di seguito ad un’altra o singolarmente attraverso i controlli Time knob (Glide) Time Knob e Depth (Autobend). Con il Mode invece rendiamo effettivo il bend su osc 1 + sine, su osc 2, su tutti gli oscillatori, sugli oscillatori ma con bend opposti e su oscillatori e filtro. In basso a destra troviamo gli inviluppi ADSR (Attack, Decay, Sustain, Release) che modellano nel tempo la curva della frequenza di cutoff e l’andamento del volume globale del suono (Amp Env). I due slider Vel determinano quanto i due inviluppi sono sensibili alla velocity. Cliccando su Settings in basso a destra troviamo i controller globali con i quali è possibile controllare l’accordatura globale dello strumento, la polifonia, lo Stereo spread oppure scegliere su quali parametri hanno effetto determinati controlli da tastiera e in che quantità. Nella costruzione di un nuovo suono con Retro Synth può essere utile partire dai global settings per ottenere modifiche immediate. L’interfaccia Sync come anche Table e FM si differenzia da quella Analog solo nella sezione oscillatori. Il knob Shape Modulation è sostituito da Sync Modulation che ruotato a destra o sinistra stabilisce il livello di Sync Modulation source rispettivamente del Filter Env o dell’LFO. Il knob Synth al posto di Semitone e Cent agisce sulla quantità di Sync modulation rendendo il suono più o meno aggressivo. Shape 1 e Shape 2 nell’interfaccia Table mettono a disposizione 100 forme d’onda Digiwaves campionate da vari synth e strumenti.

Figura 4 Global Setting, un punto di partenza veloce per modificare il suono

Un nuovo suono

Abbiamo scelto di creare un pad partendo dal motore Analog con l’Osc 1 PWM al 50% e l’ Osc 2 impostato sulla sawtooth e Cents a -5 per stonarlo leggermente, Shape Modulation a 0.850 su Filter Env e Mix a 0.68. Filtro bandpass con slope 6 dB per ottava. A questo punto rendiamo il timbro un po’ più scuro aggiungendo Sine Level dall’ Amp Section e attiviamo l’effetto Chorus sullo stadio di uscita con Rate basso e Mix elevato. Al nostro timbro manca ancora la percezione di suonare come un Pad per cui è sufficiente spostare un po’ verso destra l’attacco del Filter Env e un po’ a destra il rilascio dell’Amp Env per aggiungere morbidezza. In pochi passi abbiamo creato un pad.

I global settings di default si presentano con lo switch Double su On che sfruttando l’Unison mode dei vecchi sintetizzatori conferisce al suono una profondità già abbastanza consistente. Per dare più vita al nostro pad scegliamo i parametri che controllano Mod Wheel to, Velocity to e Aftertouch, mantenendo lo Stereo spread a 1. Per sicurezza impostiamo il global tune a 2 cents per compensare la percezione di detune a -5 dello Osc 2 rispetto all’Osc 1. Potete sentire il risultato nell’esempio audio.

Conclusioni

Retro Synth è un sintetizzatore versatile, capace di accontentare i sound designer più esperti come i musicisti in cerca di sound prevalentemente spaziali e creativi, caldi e talvolta raffinati. Certo, se ci aspettiamo un factotum in grado di lavorare su tutti i generi musicali non è lo strumento più adatto, Portandolo al limite delle potenzialità Retro Synth è comunque particolarmente indicato per la composizione di colonne sonore space con qualità audio garantita. Unico neo è l’assenza di uno step sequencer che però può tranquillamente essere sostituito dal nuovo MIDI Fx Arpeggiator di Logic Pro X.