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Musicista? Ecco perchè stai sbagliando sui social (forse)


Instagram, Facebook, Tik Tok, YouTube, SoundCloud, tutti i musicisti ormai conoscono questi social, chi più chi meno. E se qualcuno è già cintura nera e fa a pezzi anche musicisti molto più esperti - dal punto di vista della visibilità, si intende - altri non si raccapezzano proprio su quale sia la strategia giusta da usare o quale sia il social su cui puntare.

QUALCHE ANEDDOTO CHE POTREBBE STUPIRVI

• Billie Eilish è diventata virale su SoundCloud

Davvero pochi, soprattutto in Italia, pensano a SoundCloud, ma il social musicale è di fatto la piattaforma che ha lanciato la più grande star emergente della musica mondiale e non solo. Ora ha più di 34 milioni di follower su Youtube, 68 su Instagram e 7 su Facebook, ma il suo inizio è stato a 13 anni, quando in poco più di un giorno vide diventare virale il suo pezzo "Ocean Eyes" che aveva caricato sul social per musicisti per condividerlo con la sua insegnante di danza.

Usereste mai un martello per dipingere un quadro? Probabilmente no. Ecco perchè forse se state faticando molto a sbucare dal mare magnum dei social è perchè state usando lo strumento sbagliato. SoundCloud è un social che mette in connessione i musicisti e che ti permette di farti ascoltare da chi è interessato alla musica, non alle foto, non ai video, non agli under-15 che fanno balletti.

• Tik Tok sta sballando tutto

Tik Tok è solo un social per ragazzini che fanno balletti? Forse si, ma è attualmente il mezzo più potente che esista per far diventare virale un pezzo in pochissimo tempo. Leggete fino alla fine questo articolo e scoprirete perchè.
I 'sync' video diventano virali nel giro di poche ore e trasferiscono poi questi trend sugli altri social con una rapidità incredibile. Nomi come  Cardi B, Lil Nas X, Post Malone, i BTS, probabilmente non sarebbero tali senza Tik Tok che li ha fatti diventare fenomeni virali da miliardi di stream.

Il fenomeno è talmente forte che ormai i pezzi pop che mirano alla viralità vengono composti a tavolino per poter funzionare su Tik Tok, dove la maggior parte dei video e dei 'sync' ha una durata di 15 secondi. Quindi la parte 'hook' di una canzone, solitamente il ritornello, deve avere una periodicità che non va oltre i 15 secondi, altrimenti viene tagliata e funziona meno.
Triste? Un po', ma vero.

• YouTube domina nella scoperta, Spotify nell'ascolto

Anche se per molti può sembrare banale, YouTube e Spotify non sono la stessa cosa dal punto di vista musicale. Entrambe però sono le piattaforme preferite da chi ascolta musica, soprattutto per la loro immediatezza, diffusione e la possibilità di ascoltare gratuitamente qualsiasi brano - a patto di sorbirsi qualche pubblicità.
Le statistiche però ci dicono che sebbene Spotify sia la piattaforma di streaming musicale con il maggior numero di iscritti al mondo - oltre 320 milioni di iscritti di cui 144 milioni abbonati - YouTube è il mezzo più utilizzato per raggiungere la musica al primo colpo e scoprire nuovi artisti.
E' abbastanza sensato se pensiamo che Google non indicizza le ricerche dei brani verso Spotify ma propone sempre un video YouTube se disponibile.

Questo vuole dire che i nuovi artisti hanno molte più probabilità di essere conosciuti se hanno una forte presenza e un lancio ben fatto su YouTube rispetto a Spotify, che invece funziona molto bene per gli artisti già noti o che iniziano ad avere un seguito. Proprio per questo un solo singolo ben lanciato su Youtube con un video attraente può fare molto di più di un intero album su Spotify lasciato a languire in attesa di chissà quale pubblico.

QUANTO CONTANO OGGI LE CASE DISCOGRAFICHE?

Se questi fatti poco conosciuti del mondo della musica vi hanno incuriosito, allora dovreste aver capito che oggi come oggi le case discografiche non solo non contano più come un tempo ma contano proprio molto poco, soprattutto per chi non è già affermato.
Diciamoci la verità, nessuna label al momento può/vuole fare per un'artista emergente molto di più di quello che può fare lui/lei da solo/a e con un piccolo investimento.
Perchè?

 

Perchè una volta le case discografiche guadagnavano dalla vendita dei dischi, un prodotto con un guadagno netto per unità molto alto e che poteva essere "imposto" alla catena di distribuzione e spinto, investendo sull'artista anche diversi anni prima di un ritorno.
Ora come ora le label guadagnano dagli streaming, e dai contratti 360° che comprendono diritti di immagine, concerti e merchandising. Gli streaming hanno un guadagno netto molto basso, quindi solo gli artisti già noti riescono a incassare 'bene'. Concerti e merchandising hanno valore in relazione al seguito, che un emergente non ha per definizione, o non tanto da attrarre una label.

 

Le case discografiche quindi offrono contratti praticamente solo a chi li fa guadagnare fin da subito o quasi, perchè oggi con i dati a disposizione che vengono dalle piattaforme, si può fare un calcolo molto preciso di quanto vale un artista paese per paese, per ogni tipologia di entrata.
Un buon artista con dei buoni social può praticamente guadagnare da solo oggi, senza necessità di case discografiche, anche senza avere milioni di follower ma una buona fanbase affezionata.

DOVE SI FANNO I SOLDI NELLA MUSICA

Ma allora da dove arrivano i soldi veri?
A differenza del pianto generale delle case discografiche che ripetono come un disco rotto quanto erano belli i vecchi tempi, i soldi girano, e ne girano parecchi. Se mettiamo assieme i 144 milioni di abbonati Spotify, i 50 di YouTube, i 60 di Apple Music e i 60 milioni di Pandora, che pagano una cifra fissa ogni mese, avete già capito che non possono essere bruscolini. Le entrate dovrebbero aggirarsi attorno ai 10 miliardi di dollari annui per lo streaming, di cui un po' meno di 7 miliardi finiscono nelle tasche delle tre principali major discografiche, Universal, Sony e Warner.
Avete fatto i conti? Ve li faccio io, sono più o meno 19 milioni di dollari al giorno.

 

Ecco perchè Tik Tok fa così tanta gola alle case discografiche e vorrebbero tanto metterci le mani sopra, e forse lo hanno già fatto. Perchè la capacità di questo social di calamitare l'attenzione e gli stream soprattutto degli ascoltatori più giovani, che sono anche quelli più assidui e voraci, è davvero incredibile. Le classifiche di tutto il mondo sono state sconvolte nelle loro dinamiche dall'arrivo di Tik Tok e se guardate i primi dieci pezzi per view su Tik Tok nel 2020, scoprirete non solo che coincidono quasi completamente con le classifiche degli streaming, ma anche che, se avete più di 20-25 anni, probabilmente molti degli artisti nelle prime posizioni non li avrete mai nemmeno sentiti nominare.

TikTok logo strumenti musicali

IL FENOMENO DELLE AGENZIE SOCIAL

E come si fa allora a mettere le mani sulla gallina dalle uova d'oro di Tik Tok? Al momento il modello di business di Tik Tok è ancora nella sua fase giovane, per cui il social stesso non guadagna ancora dalle sponsorizzazioni come fa YouTube, Facebook o Instagram. Però i cosiddetti TikTokers guadagnano eccome, con il loro merchandising e con l'influencer marketing. Ma c'è una terza via, meno nota ma pare abbastanza remunerativa: le agenzie di influencer.

 

E' un fenomeno abbastanza recente ma esistono già nel mondo agenzie che possono raggruppare nel loro paniere di influencers, centinaia di milioni di followers in totale. Molti di coloro che hanno un seguito milionario vengono infatti contattati da queste agenzie che propongono loro, a fronte di una remunerazione, di usare nei loro 'sync' video un certo brano una o più volte. Combinando la potenza di fuoco di decine di influencer si può raggiungere nel giro di poche ore un pubblico di decine di milioni di giovani, facendo diventare facilmente virale la canzone usata per balletti, lip sync, challenge e chi più ne ha più ne metta.
E' già dimostrato da tempo ormai che un pezzo che diventa virale su TikTok lo diventerà molto presto anche sulle altre piattaforme di streaming. E da lì arriva il vero guadagno.

 

Ovviamente queste agenzie non sono disinteressate benefattrici degli artisti o delle loro case discografiche, offrono veri e propri pacchetti di marketing per spingere un pezzo di un artista, ed ora che il potenziale economico è sotto gli occhi di tutti i prezzi non devono essere nemmeno bassi, anche se le cifre per ora rimangono segrete.
Vi si è chiuso il cerchio?
Ecco perchè la musica, che con lo streaming era diventata un po' più democratica di quando solo le label avevano i capitali per stampare e promuovere davvero i dischi, sta nemmeno troppo lentamente scivolando di nuovo verso un'oligarchia globale sotto il segno del dollaro.

 

Come spesso si dice di questi tempi: se un prodotto non lo paghi, il prodotto sei tu.

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