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Oggi parliamo di uno di quegli effetti che più o meno tutti noi possediamo ma, proprio perchè è così diffuso, è anche uno dei più abusati e sconosciuti: il Delay.
Molti musicisti utilizzano questo effetto di ritardo al minimo delle sue potenzialità oppure non riescono mai ad ottenere i risultati che desiderano, inconsapevoli che con un delay si possono fare letteralmente magie e trasformare una traccia da banale e poco interessante in una profonda e piena di carattere.
Seguitemi in questo breve viaggio e cercheremo in men che non si dica di imparare le basi e qualche trucco pro per utilizzare il Delay.

SI DICE DELAY O ECO?

Questa è una delle domande che mi fanno più spesso nei miei seminari sull'effettistica. Molti sono infatti convinti che delay ed eco siano due effetti diversi. No.
In realtà è molto semplice: l'eco è il fenomeno fisico che in natura genera la riflessione di un suono che sia distinguibile dal suono originale; il delay invece è l'effetto elettronico che simula, in vari modi, il fenomeno dell'eco.
Tramite la registrazione del segnale originale, il delay lo ritarda e lo riproduce sovrapponendolo al suono di origine in modo da ottenere una o più ripetizioni dopo di esso.

 

L'altra domanda che sento spessissimo è sulla differenza e linea di demarcazione tra riverbero e delay.
Anche qui si spiega in poche righe: l'orecchio umano fa fatica a distinguere due suoni uguali ritardati di meno di 1/10 di secondo, la distanza che percorre il suono in aria in questo breve lasso di tempo è circa 34 metri, per cui ogni riflessione su di una superficie che avviene a meno di 17 metri (calcolando andata e ritorno dell'onda) è poco distinguibile dall'originale e viene definita riverbero (o rimbombo, ma riverbero suona meglio). Sopra i 17 metri di distanza si genera una riflessione acustica distinguibile, o eco. L'effetto riverbero - cercando di semplificare al massimo - quindi simula tutti quegli effetti con riflessioni al di sotto dei 17 metri, chiamati anche Stanze; il delay tutto ciò che sta oltre quella distanza. Delay e riverbero fanno parte della categoria degli effetti di ritardo proprio per questo motivo.

STESSO EFFETTO, TANTE TIPOLOGIE DI DELAY

Essendo uno degli effetti più utilizzati nel mondo della musica potete immaginare quanti diversi modelli di delay siano stati prodotti negli ultimi 60-70 anni. Non si contano. Tuttavia a me piace sempre ridurre i concetti al loro minimo comun denominatore, per capire meglio, ed in linea di massima possiamo raggruppare tutti i delay prodotti in poche categorie distinguibili. Ovvio che negli ultimi anni, con l'avvento degli algoritmi digitali, tutto si è un po' complicato e ramificato, ma questa classificazione vi aiuterà ad avere una comprensione panoramica migliore in ogni caso.

 

  • DELAY ANALOGICI - sono tutti quei delay che ritardano il segnale senza conversione digitale e algoritmi
    • Delay a Nastro - questo tipo di eco viene realizzato tramite un nastro magnetico
    • Delay Elettronici - in questo caso il segnale rimane analogico ma il ritardo avviene solitamente tramite una serie di circuiti realizzati con condensatori (Bucket-Brigade o CCD)
  • DELAY DIGITALI - il segnale dello strumento viene convertito in digitale e quindi processato in diversi modi tramite algoritmi

DELAY ANALOGICI, LA SCELTA DEI PURISTI

Ancora oggi, nonostante il digitale sia arrivato a livelli incredibili di precisione della conversione, i puristi del suono e dell'effettistica preferiscono utilizzare i Delay Analogici. Come visto possiamo dividerli in due tipologie principali, i primordiali delay a nastro e i delay elettronici, tutt'ora realizzati dai costruttori di effetti che non vogliono digitalizzazione del segnale.

 

Delay a Nastro strumenti musicali

 

Delay a Nastro - queste unità sono particolarmente costose poichè impiegano un registratore a nastro con diverse testine per registrare e poi ritardare il segnale su nastro magnetico. A dire il vero i primi delay a nastro non erano nemmeno delle unità costruite per questo scopo ma semplicemente più registratori a nastro messi in serie con lo stesso nastro, uno in registrazione e l'altro in riproduzione. Questa tecnica è anche chiamata Frippertronics, dal nome del chitarrista dei King Crimson, Robert Fripp, che la rese famosa nei suoi brani grazie alla collaborazione di Brian Eno negli anni '70.
Le più famose unità delay a nastro sono sicuramente l'Echoplex Binson, tra i primi modelli commerciali (1959) e lo standard universalmente riconosciuto anche a livello di suono, e il Roland Space Echo RE-201, prodotto nel 1974 dalla casa giapponese e tra i preferiti per la sua versatilità e compattezza rispetto alle altre unità.
Oltre alla qualità del suono dell'analogico, le unità a nastro restituiscono un delay particolarmente caldo e poco fedele che è molto apprezzato dai musicisti per la sua musicalità e coda morbida. Questo è dovuto alla saturazione e degradazione progressiva del segnale ad ogni ciclo. Un movimento poco preciso del nastro o il suo consumo nel tempo danno anche origine ad una tipica modulazione molto ricercata oggi dai costruttori di delay chiamata Flutter.

 

Delay Analogici - Negli anni '70 si cercò una soluzione alternativa al nastro, per rendere più economiche e portatili le unità delay. Diversi anni prima delle enormi possibilità del digitale, la soluzione più ingegnosa fu quella del circuito Bucket-Brigade. Questa tecnica elettronica prende il nome dalle catene umane realizzate dai primi pompieri per far arrivare l'acqua all'incendio, passandosi secchi pieni d'acqua. Ogni pompiere è, nel nostro esempio, un circuito costituito da condensatori che immagazzina il segnale (l'acqua) e lo passa allo stadio successivo. Attraverso la temporizzazione e sincronizzazione di questi circuiti BB si può ottenere una linea di ritardo in grado di ottenere numerosi effetti, primo tra tutti il delay.
Ovviamente i circuiti possono essere miniaturizzati e addirittura integrati in schede minuscole, questo ha permesso di realizzare pedali delay meno costosi, più resistenti e duraturi ed anche più versatili. Anche i circuiti BB però, a seconda dei condensatori utilizzati, degradavano il segnale a modo loro ad ogni passaggio, anche se meno del nastro. Anche questo tipo di delay è replicato spessissimo nei delay digitali moderni. E come per i delay a nastro il limite del tempo di ritardo è dovuto alla quantità di circuiti BB integrabili.
Probabilmente il più storico e famoso Delay BBD è il Memory Man di Electro-Harmonix, che grazie alla tecnica BB poteva aggiungere anche una modulazione chorus o vibrato al segnale ritardato.

 

IL DELAY DIGITALE, SPAZI SENZA CONFINI

L'avvento del digitale negli anni '80 ha cambiato tutto, una rivoluzione che fin da subito ha fatto comprendere a musicisti e ingegneri che le barriere erano state abbattute, era solo questione di tempo e sviluppo delle tecnologie adeguate. Il digitale infatti permette virtualmente di processare il suono in qualsiasi modo ed ottenere da esso un'infinita di sonorità diverse.
Al posto del nastro o dei circuiti BB ora il segnale passava in un convertitore A/D (analogico-digitale) che lo converte in una serie di pacchetti codificati in codice binario che possono essere elaborati da un processore e poi riconvertiti in analogico prima di arrivare all'uscita dell'effetto.

 

 

Il limite del digitale però sta proprio nella sua natura. La conversione A/D/A comporta inevitabilmente una perdita della qualità del segnale, poichè si passa attraverso un processo di campionamento, quantizzazione, processing e ricostruzione, ed ognuno di questi passaggi degrada un po' il suono facendogli perdere, soprattutto all'inizio, la profondità, ricchezza e la dinamica dell'originale. Inutile dire però che in questi trent'anni la tecnologia si è evoluta a tal punto che ora il digitale inizia ad arrivare a quella soglia di qualità per cui risulta praticamente indistinguibile dall'analogico.

 

Il delay digitale "registra" il segnale immagazzinandolo in una memoria RAM e può introdurre un ritardo a piacere, una quantità di ripetizioni infinite e può usufruire di una precisione nella sincronizzazione dell'eco prima impensabile. Questa precisione ha permesso di ottenere effetti delay estremamente creativi, con un incastro ritmico che lo ha reso uno strumento ancora più essenziale nella costruzione del sound di un pezzo e nell'arrangiamento. Inoltre il digitale può mantenere il segnale ritardato praticamente invariato, generando delle copie perfette.
Unità come il Roland SDE-3000 ed il TC Electronic 2290 erano all'inizio degli anni '80 il nirvana per i musicisti in studio. Erano delay digitali dalle enormi potenzialità, che hanno forgiato il sound di migliaia di dischi e hit che tutti conosciamo. Ogni studio serio ne aveva almeno uno ma costavano un occhio della testa ed era particolarmente scomodo portarseli dal vivo. Ecco perchè nel 1983 Boss, partendo proprio dallo stesso processore dell'SDE-3000 realizzò il primo delay digitale a pedale della storia, il DD-2. Una pietra miliare nella storia della chitarra, con fino ad 800 ms di ritardo ed un suo carattere riconoscibile, fu un best-seller fin dal primo giorno.
Dal DD-2 ad oggi Boss ha realizzato circa 20 delay diversi.

 

roland sde-3000 delay strumenti musicali

 

Per farvi capire quanto fu drammatico l'impatto del digitale in questo mondo, pensate che Boss aveva anche un modello analogico chiamato DM-2 e poi DM-3, basato su un circuito BB. Il DM-3 nel 1988 uscì di produzione per lasciare completamente posto ai modelli digitali e fu l'ultimo delay analogico di Boss per 26 anni, fino all'introduzione del Waza Craft DM-2W nel 2014.

 

L'EPOCA DEL PROCESSING E DELLE EMULAZIONI

La capacità del digitale di riprodurre senza alterare le ripetizioni lo rende adatto ad alcune cose ma un po' troppo "freddo" per molte altre, senza contare che l'orecchio dei musicisti si era formato negli anni ascoltando i delay analogici. La mancanza di un carattere specifico del delay digitale ha quindi portato fin da subito i produttori a cercare di riprodurre in digitale il sound dei delay analogici. Questo viene fatto aggiungendo filtri ed equalizzazioni alle ripetizioni, modulazioni e saturazione, tutto per rendere il sound dell'eco più naturale o musicale.

 

 

Tutto è cambiato di nuovo con l'arrivo delle tecnologie digitali di modeling. Il modeling, grazie ai nuovi potenti processori ed architetture software sviluppati verso la fine degli anni '90, consente di ricostruire tramite algoritmi il funzionamento fisico di altre apparecchiature. Nel campo dei pedali e dei software si è quindi generata una corsa alla programmazione degli algoritmi più accurati per riprodurre questo o quell'effetto, quello specifico pedale, quella particolare unità a nastro utilizzata ad Abbey Road per i Beatles piuttosto che i primi circuiti bucket-brigade degli anni '70.

 

Oggi tutto sembra possibile, praticamente ogni unità del passato che abbia avuto una sua importanza nella musica viene studiata ed emulata, ma non solo, dall'emulazione si è passati alla creazione di effetti nuovi possibili solo con il digitale. Abbiamo quindi oggi un pattern di possibilità quasi illimitato nel mondo del delay. Pensiamo ad unità molto famose come lo Strymon Timeline, ancora oggi uno dei delay più completi sul mercato, una vera macchina da guerra, oppure delay che virano sul vintage come l'italianissimo Echosex di Gurus Amp, in grado di ricreare in modo incredibile le sonorità del nastro Binson Echorec; e ancora variazioni più creative ed impensate come il Bicycle Delay di Catalinbread, che unisce octaver, pitch shifting, delay e ring-modulation e chi più ne ha più ne metta; e l'Andromeda Delay di Seymour Duncan che a tutte le sonorità delay classiche e moderne aggiunge anche un controllo dinamico sull'effetto che lo porta ad un livello completamente nuovo.

 

 

Oggi davvero avete solo l'imbarazzo della scelta!

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