Sign in / Join
0

Dolby Atmos, i Beatles e perchè ancora non siamo pronti


Era l'8 Agosto 1969 quando la band più famosa del mondo usciva dagli EMI Recording Studios di Londra per attraversare in fila indiana quelle strisce pedonali nei pressi di Abbey Road e farsi immortalare in una delle immagini più iconiche della storia della musica. Il 26 Settembre 1969 quella stessa foto sarebbe apparsa nei negozi di tutto il mondo come copertina del penultimo disco in studio dei Beatles, l'ultimo registrato assieme come una vera band.

Forse Iain Macmillan, mentre era in equilibrio su di una scala in mezzo alla strada per catturare i Fab Four sulle "zebra crossing", non pensava a quanto avanti potesse essere questo scatto, quanti significati potesse assumere in futuro. Ad aggiungere iconografia al lavoro di Macmillan e dei Beatles ci ha pensato nel 2019 proprio Giles Martin, figlio di Sir George Martin, produttore e arrangiatore dei più grandi successi della band. A Giles, produttore e musicista a sua volta, è stato affidato l'arduo compito di produrre un nuovo mix di Abbey Road (e non solo), assieme all'ingegnere del suono Sam Okell, in stereo, in 5.1 ed anche nel nuovo formato Dolby Atmos.

Il mix in Dolby Atmos servì fondamentalmente per promuovere la versione Blu-Ray compresa nel cofanetto per collezionisti, ma si trattava forse dell'operazione più rischiosa che richiedeva anche un intervento decisamente artistico sulle registrazioni originali. Dare al disco dei Beatles una dimensione spaziale completamente diversa, un movimento delle tracce non previsto da George Martin ed una fruizione che all'epoca dell'uscita non era nemmeno pronosticabile, era qualcosa di mai provato e rischioso.
Questa operazione, già all'epoca finanziata in parte da Apple, ora è resa disponibile in questo formato spaziale dinamico da giugno a tutti gli utenti di Apple Music. Giles Martin ha rilasciato quindi un'intervista al famoso periodico Rolling Stone parlando nello specifico di questo tipo di remix e del perchè sia Abbey Road, e soprattutto Sgt. Pepper a suo dire, non lo soddisfano appieno e verranno presto sostituiti da un nuovo mix realizzato apposta per la piattaforma.

Martin spiega come il remix in Dolby Atmos, che dipana su molteplici canali ciò che originariamente era stato pensato soltanto in stereo (ovvero due canali, destro e sinistro), non era stato pensato per l'ascolto in cuffia, bensì per i sistemi cinematografici e surround. Proprio per questo ora ne verrà realizzata una versione più simile a quello che conosciamo come audio binaurale, che utilizzando solo i due canali stereo delle cuffie riesce comunque a darci l'impressione di essere immersi in uno spazio sonoro tridimensionale. Ecco quindi che nel remix di "Here Comes The Sun" potete sentire una dislocazione degli strumenti nuova, i cori che ci circondano e un immersione nella musica dei Beatles come non era mia stato possibile.

In realtà il sistema Dolby Atmos, presentato nel 2012 da Dolby principalmente per l'utilizzo nel cinema, è stato una vera e propria rivoluzione in questo settore. Fino a quel momento la maggiore spazialità si era basata principalmente sulla moltiplicazione dei canali, con i sistemi 5.1, 7.1 e superiori. Questi però non risolvevano la necessità di rendere in modo realistico le sorgenti sonore in movimento. Il Dolby Atmos invece si basa su di un processing audio ad oggetti che prescinde dal numero di canali. Con fino a 128 oggetti dinamici che possono spostarsi nello spazio, è poi il software a decidere come ripartire l'emissione acustica di queste sorgenti sui vari speaker. Ciò permette una resa totalmente dinamica ed un lavoro su colonne sonore e sonorizzazione molto più aderente a ciò che succede effettivamente sullo schermo, con anche la possibilità di far sentire all'ascoltare ciò che accade oltre lo schermo.

Con l'avvento di questo nuovo sistema anche il mondo della musica ha iniziato ad interrogarsi se fosse una nuova via percorribile quella dei mix dinamici in Dolby Atmos, una dimensione completamente nuova per la musica, che forse esagerando un po' potremmo paragonare al salto quantico fatto negli anni '50 col passaggio commerciale dalla monofonia alla stereofonia.
Giles Martin però ci viene in aiuto spiegando perchè probabilmente non siamo ancora pronti ad un uso generalizzato di questo tipo di mix. La maggior parte della gente non ascolta la musica su sistemi multi-canale, questi rimangono una piccola nicchia per appassionati che non giustifica un intero mercato ed un lavoro molto più costoso in fase di registrazione, mixing e mastering dei dischi. Giles spiega però che la tecnologia sta facendo progressi. Ad esempio il software che viene utilizzato ad Abbey Road per questo tipo di trasformazione ora è in grado di separare anche gli strumenti da una semplice coppia di tracce stereo, ed è in grado di produrre un audio binaurale che anche ascoltato su di un paio di cuffie stereo può dare un'esperienza simile a quella del Dolby Atmos.

Il risultato non è ancora eccellente ma sia i produttori di software che di cuffie e auricolari stanno andando sempre di più nella direzione giusta per permettere un vero ascolto tridimensionale. Apple è all'avanguardia in questo tipo di tecnologia, avendola già resa disponibile su Apple+ e Apple Music, quindi non siamo lontani dalla possibilità di adottare in modo più esteso l'audio spaziale dinamico nei dischi. E forse quello che oggi sembra avveniristico, ovvero pensare ad un brano in cui gli strumenti si spostano in uno spazio tridimensionale, tra qualche anno sarà qualcosa di comune, usato da musicisti e produttori per aggiungere un ulteriore livello espressivo e di immersione nella loro musica.

E se riguardiamo ora quella copertina di Abbey Road del 1969, ci accorgiamo della sua quasi perfetta prospettiva, di quelle ombre che strisciano sull'asfalto, di quei filari di alberi che ci fanno sentire proprio lì su quella strada, con le fronde che proseguono dietro di noi. E quella voglia quasi istintiva di girarci per assicurarci che alle nostre spalle non arrivi una macchina distratta. Di fatto Iain Macmillan aveva creato l'impressione del movimento e dello spazio, anticipando senza saperlo il futuro.

Leave a reply