F6 è il nuovo registratore multitraccia marcato Zoom ed è il primo a introdurre la registrazione a 32 bit float
Abbiamo provato per voi il nuovo Zoom F6, ecco le nostre impressioni
F6
Zoom è un nome che non ha certo bisogno di alcuna presentazione. Il suo già ampio parco di registratori si allarga ulteriormente con l’ultimo arrivato, F6. La gamma è divisa nella serie H, per i registratori handheld corredati di capsule microfoniche, e nella serie F con registratori portatili (F4 ed F8, fino ad oggi). Sono un possessore di un F8 con cui da anni condivido tante sessioni di registrazione; l’arrivo dell’F6 mi ha incuriosito non poco, sia per la taglia che per le nuove e succulente funzioni. Prima tra tutte la registrazione a 32 bit float di cui i competitor parlavano da tempo e che ci aspettavamo da Zoom.
Nell’essenza il registratore non sembra tradire i canoni della tradizione, con un design molto semplice, hardware solido e controlli accessibili. Questo nuovo registratore offre 6 canali e 14 tracce, preamplificatori di alta qualità, diverse opzioni per l’alimentazione, un generatore di Time Code molto accurato, la possibilità di essere sfruttato come una scheda audio a 6 In e 4 Out e moltissimo altro.
Caratteristiche
Lo Zoom F6 offre tutto ciò che possiamo aspettarci da un registratore della serie F, un comodo menu grazie al quale possiamo accedere in rapidità a tutte le sue funzioni; dal display possiamo monitorare il segnale, linkare i canali, aggiungere metadati, riascoltare le registrazioni e moltissimo altro. Solido e compatto, è alimentato da 4 batterie AA, da batteria al litio oppure via USB tramite un alimentatore da 5v o l’adattatore Zoom AD-17 AC, venduto separatamente. Interessante e soprattutto comoda la possibilità di alimentare in tre modi differenti l’unità, in particolare via USB. Il supporto su cui registreremo sarà, come di consueto, una scheda SD/SDHC/SDXC. È disponibile un solo slot, quindi converrà armarsi di una scheda sufficientemente capiente, in base alle nostre esigenze.
L’F6 offre 6 input con ingressi combo, 6 preamplificatori molto silenziosi con 75dB di gain (-127 dBu EIN) e selettore per livello Mic/Line per ognuno di questi. È possibile attivare l’alimentazione Phantom a 48v o 24 per ognuno dei 6 input. F6 è in grado di registrare con una frequenza di campionamento sino a 192kHz (ma non a 32 bit né in modalità Ambisonics) e a 16, 24 o 32 bit. Avremo anche a disposizione, come di consueto per la serie F, le due frequenze di campionamento meno usuali, 47.952kHz e 48.048kHz, da selezionare nel caso in cui la registrazione video viene effettuata a 23.976 o 24 FPS.
Tra le novità degne di nota la funzione avanzata del Limiter Ibrido con look-ahead di 1 ms che permetterà maggior precisione, al costo di 1ms di latenza e dell’impossibilità di registrare a 192kHz. Il nuovo limiter si aggiunge alla lista di novità che ci allontanano sempre di più dal rischio di clipping. Il mondo Ambisonics non è affatto trascurato, data la sua diffusione sempre più ampia. Infatti possiamo settare l’unità nell’apposita modalità che permette di linkare quattro canali, possiamo selezionare se far convertire l’A-Format in FuMa o Ambix e anche selezionare la posizione della capsula in modo da essere sicuri che i quattro canali W X Y e Z vengano codificati correttamente.
Potremo usare l’app gratuita Zoom F Control per pilotare l’F6 in remoto con la massima comodità. Il generatore di Time Code sfrutta un Temperature Compensated Crystal Oscillator per una precisione di 0.2 ppm, e l’unità è in grado di mantenere il sync anche se viene spenta, rendendo le operazioni di jam sync necessarie meno di frequente.
32 Bit float
Abbiamo menzionato la possibilità di registrare a 32 bit solo di sfuggita per poter dedicare un paragrafo a parte alla regina delle novità. Anzitutto, va detto che non si tratta di una novità assoluta, infatti alcuni registratori offrivano già questa possibilità. Si tratta della prima volta per Zoom. Con la registrazione a 32 bit avremo una headroom a dir poco spaventosa, nessun rischio di clip e possiamo, in linea teorica, dimenticarci di regolare gli input.
Ma come funziona? Per ognuno degli input ci sono due convertitori A/D, uno high gain e uno low gain. Quando un suono è più debole, entra in gioco il convertitore high gain, e, viceversa, il convertitore low gain entrerà in azione automaticamente con i suoni più forti. Il continuo passaggio tra questi due garantisce un range dinamico elevatissimo. Ma non è tutto. Il risultato sarà infine scritto su di un file a 32 bit float, con una risoluzione talmente alta da poterci dimenticare del clipping. Con questa risoluzione, una volta importati i file nella nostra DAW potremo alzare o abbassare il volume del file audio senza intaccarne la qualità. Una manna dal cielo per sbalzi repentini di volume o per danni che si consideravano irreparabili su registrazioni difficilmente ripetibili.
In prova
Non appena fatto l’unboxing ci si rende subito conto di quanto l’F6 sia piccolo e maneggevole, ma nonostante questo l’impressione è di grandissima solidità, sia per quanto riguarda lo chassis che per tutti i pulsanti, gli switch e gli ingressi. Il design è in linea con la serie, accattivante, compatto e perfetto per essere trasportato con facilità o montato sopra le macchine da presa.
Nella confezione troviamo incluse 4 batterie, piccola e piacevole sorpresa, e anche un adattatore per montare l’unità sulla camera. Inoltre avremo diritto a una copia di Cubase LE e Wavelab LE.
Abituato al vecchio F8, la navigazione nei menu con due pulsanti e su di uno schermo più contenuto risulta lievemente meno comoda, specie se si pensa che lo schermo è più piccolo, tuttavia rimane una questione di abitudine.
Configurare l’unità è molto semplice, e, come si diceva, grazie ad un menu quasi sempre ben organizzato ed intuitivo. Il nuovo limiter è sicuramente una notizia degna di nota per tutti i sound designer e per chi non deve preoccuparsi di un ritardo di 1ms. Anche a 16 e 24 bit, dunque, potremo assicurarci una protezione adeguata, cosa che non sempre riusciva con successo con l’F8. E ora parliamo di 32 bit. Confesso che è la prima volta che ho l’opportunità di provare a registrare con questa risoluzione (e con doppio convertitore), e i risultati sono impressionanti. In primis, possiamo dimenticarci di regolare l’input, dal momento che sarà possibile di tutto in fase di post.
Importati i file, infatti, ci rendiamo conto di come anche forme d’onda che clippano in maniera pronunciata riescano facilmente ad essere ricondotte entro i limiti fisici del digitale senza che il segnale venga degradato. Qui però è necessario anche fare qualche appunto. Senza settare i livelli, anche con le cuffie al massimo difficilmente riusciremo a monitorare in maniera soddisfacente suoni che non raggiungano un SPL elevato. Se è vero che in post tutto è possibile perché potremo alzare o abbassare il volume a piacimento, dovremo però stare attenti a monitorare correttamente, almeno per le distanze a cui posizioniamo i microfoni e per il direzionamento.
Magari riusciremo ad evitare il clip, ma nessuno vuole colorazioni fuori asse o ambienti prevalenti sul segnale diretto. Un secondo caveat è necessario al fine di evitare abusi. Durante la prova mi sono fatto prendere la mano; in fase di editing del materiale mi è capitato di dover fare più tagli per gestire sbalzi di volume. L’entusiasmo è lecito, ma come in ogni caso è bene tenere entrambe le orecchie aperte e pensare alla registrazione a 32 bit come una possibilità; non come a una panacea per chiudere orecchie e occhi. Questa precisazione vuole essere solamente un punto di attenzione per chi troverà necessario avere sempre il controllo della situazione. Al di là di questo, la registrazione a 32 bit è qualcosa di cui difficilmente riuscirò a fare a meno. La libertà di non doversi disperare per il clip non ha prezzo.
Al di là dei 32 bit, i preamplificatori dell’F6 sono magnifici, silenziosi e in grado di boost notevoli. I convertitori sono sicuramente di ottimo livello e in grado di una ottima pulizia del suono e fedeltà nella ripresa. La possibilità di convertire l’A-format direttamente nella versione B che preferiamo non è una novità, ma rende F6 ancora più irresistibile e versatile. Il preamplificatore per le cuffie è migliorato rispetto ai predecessori ed è molto più pulito e meno rumoroso. Fino a 6 input, ognuno con phantom, registrazioni a 32 bit float, un limiter rinnovato che rende ancora più appetibili le bit rate di 16 e 24 bit (specie per chi, come me, sfrutta i 192kHz, frequenza di campionamento alla quale non è possibile salire oltre 24 bit), semplicità di utilizzo e compattezza. F6 non è ben più che una buona unità, è un registratore irresistibile per questo prezzo.
Conclusioni
Lo Zoom F6 offre moltissimo, a partire dal numero di input discreti e dalla qualità dei preamplificatori. Il generatore di Time Code lo rende un’opzione molto succulenta per film maker o per location sound in genere, dal momento che sarà semplice gestire più microfoni. Ciò che lo rende davvero goloso è la registrazione a 32 bit, da cui difficilmente, penso, si potrà tornare indietro, data la comodità di non doversi quasi più preoccupare del clipping. Le alternative sul mercato offrono già questa possibilità, e anche di utilizzarla a 192kHz, ma non a questo prezzo e con questo numero di input. Se avessi cominciato oggi a svolgere la mia professione, avrei certamente scelto F6. Consigliatissimo per qualunque esigenza, dalla registrazione di sound effects alla presa diretta.
PRO
Qualità della registrazione molto alta
Semplice da usare
Prezzo
CONTRO
Non sempre possibile registrare a 192kHz
Manca un secondo slot per SD
INFO
Prezzo: 475,00€ +IVA